3. MALATTIE GASTROINTESTINALI

26. PANCREATITE

Infiammazione del pancreas.

PANCREATITE CRONICA

Sommario:

Eziologia e fisiopatologia
Sintomi e segni
Diagnosi
Terapia


Eziologia e fisiopatologia

Negli USA, la pancreatite cronica è dovuta più frequentemente all'alcolismo e a cause idiopatiche. Come per la pancreatite acuta, in alcuni casi è stata implicata la microlitiasi. Cause meno frequenti sono la pancreatite ereditaria, l'iperparatiroidismo e l'ostruzione del dotto pancreatico principale provocata da una stenosi, da un calcolo o da un carcinoma. Raramente, un grave episodio di pancreatite acuta causa una stenosi del dotto pancreatico tale da danneggiare il drenaggio pancreatico e provocare una pancreatite cronica. In India, Indonesia e Nigeria, la pancreatite calcifica idiopatica si verifica nei bambini e nei giovani adulti.

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Sintomi e segni

I sintomi e i segni possono essere identici a quelli di una pancreatite acuta. Sebbene a volte non sia presente, un importante dolore epigastrico può durare per varie ore o per diversi gg. Le possibili cause includono l'infiammazione acuta non riconosciuta dagli esami convenzionali, la distensione dei dotti pancreatici provocata da stenosi o da calcoli, una pseudocisti, un'infiammazione perineurale o un'ostruzione del duodeno o del coledoco causata da una fibrosi della testa del pancreas. Il dolore addominale può scomparire mano a mano che le cellule acinari che secernono gli enzimi digestivi pancreatici vengono distrutte. Quando la secrezione delle lipasi e delle proteasi sono ridotte a < 10% della norma, il paziente sviluppa una steatorrea, con feci grasse o addirittura contenenti gocce di olio e una creatorrea. La distruzione delle cellule insulari riduce la secrezione di insulina e provoca un'intolleranza al glucoso.

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Diagnosi

Gli esami di laboratorio, incluse l'amilasi e la lipasi, sono frequentemente normali, probabilmente a causa di una significativa riduzione della funzione pancreatica. I marker dell'infiammazione (p. es., la conta dei GB) sono generalmente poco aumentati.

Le alterazioni strutturali possono essere visualizzate con una rx diretta dell'addome (che mostra le calcificazioni pancreatiche dovute alla presenza di calcoli intraduttali), con un'ecografia o con una TC (che mostrano le alterazioni delle dimensioni e della consistenza del pancreas, la presenza di una pseudocisti o di dotti pancreatici dilatati) e con una CPRE (che mostra le alterazioni del dotto pancreatico principale e dei rami secondari).

Questi esami per immagini possono, comunque, essere normali nei primi anni della malattia.

I test della funzione pancreatica indagano le funzioni endocrina ed esocrina. Il diabete mellito è presente se la glicemia a 2 ore di distanza dal pasto è > 200 mg/dl (> 11,1 mmol/l) o se due misurazioni a digiuno della glicemia sono > 120 mg/dl (> 6,66 mmol/l).

Il test più sensibile della funzione pancreatica esocrina, il test alla secretina, non è disponibile nella maggior parte degli ospedali. Si effettua posizionando una sonda nel duodeno e raccogliendo le secrezioni pancreatiche stimolate dalla somministrazione EV di secretina, da sola o con la colecistochinina-pancreozimina o con la ceruleina. Le secrezioni duodenali vengono raccolte per misurarne il volume, la concentrazione di bicarbonati e quella di enzimi. Una raccolta di volume normale (> 2 ml/kg), ma con una ridotta concentrazione di HCO3 (< 80 mEq/l) indica una pancreatite cronica; un volume ridotto (< 2 ml/kg), una normale concentrazione di HCO3 (> 80 mEq/ l) e una normale concentrazione di enzimi indicano un'ostruzione del dotto pancreatico, forse secondaria a una neoplasia, e richiedono l'esecuzione di una CPRE.

Un esame dei grassi fecali a 72 h non è sensibile per la determinazione di una disfunzione pancreatica esocrina, perché la steatorrea non si verifica fino a quando la produzione delle lipasi non è pari al 10% del valore normale. Altri test più sensibili includono la misurazione del tripsinogeno sierico, della chimotripsina fecale e dell'acido p-amminobenzoico urinario (test della bentiromide).

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Terapia

La recidiva di una pancreatite cronica può richiedere un trattamento simile a quello di una pancreatite acuta. Il paziente deve abolire completamente l'assunzione di alcol. A volte, la somministrazione di liquidi EV e il digiuno si dimostrano efficaci. Le misure dietetiche di incerto beneficio, includono pasti piccoli poveri di grassi e proteine (per ridurre la secrezione degli enzimi pancreatici) e la somministrazione di antiacidi o di farmaci H2-antagonisti (per ridurre il rilascio di secretina stimolato dagli acidi, che aumenta il flusso del succo pancreatico). Troppo spesso queste misure non riducono il dolore e sono necessarie importanti quantità di narcotici con il rischio di una tossicodipendenza. Il trattamento medico del dolore pancreatico cronico, infatti, spesso, non è soddisfacente.

Recentemente, c'è stato un interesse nell'uso di potenti enzimi pancreatici nel trattamento del dolore cronico, dal momento che gli enzimi somministrati in elevate quantità inibiscono il rilascio da parte della mucosa duodenale della colecistochinina-pancreozimina e riducono quindi la secrezione pancreatica degli enzimi. Il dosaggio raccomandato degli enzimi pancreatici orali è di 30000 U di lipasi ad ogni pasto (p. es., 6 compresse di pancreolipasi). L'uso degli estratti pancreatici sembra aver maggior successo nel migliorare il dolore pancreatico cronico nei casi di pancreatite idiopatica lieve piuttosto che in quelli di pancreatite alcolica. Poiché il duodeno richiede elevate dosi di enzimi, le preparazioni a rilascio prolungato non sono efficaci per eliminare il dolore. Per mettere a riposo il pancreas è stato provato anche l'octreotide, un'analogo a lunga azione della somatostatina. Tuttavia, la riduzione del dolore sembra minima.

Una pseudocisti pancreatica, che può causare un dolore cronico, può essere drenata in una struttura vicina a cui aderisce fermamente (p. es., lo stomaco) o in un'ansa digiunale defunzionalizzata (attraverso una cistodigiunostomia secondo Roux-en-Y). Se il dolore è refrattario e il dotto pancreatico principale è dilatato (diametro > 8 mm), una pancreaticodigiunostomia laterale (procedura di Puestow) elimina il dolore in circa il 70-80% dei pazienti. Se il dotto non è dilatato, può essere presa in considerazione una resezione, p. es., la pancreasectomia distale (nel caso di una malattia molto estesa a livello della coda del pancreas) o l'operazione di Whipple (se la malattia è molto estesa a livello della testa del pancreas). Questi approcci chirurgici possono risolvere il dolore nel 60-80% dei pazienti e devono essere riservati ai pazienti che non presentano una dilatazione del dotto pancreatico, che hanno interrotto l'assunzione di alcol e riescono a controllare il diabete che può, peraltro, peggiorare con la resezione pancreatica.

In generale, le resezioni pancreatiche più estese (p. es., la pancreasectomia distale subtotale del 95%) sono state abbandonate. Come alternativa alla chirurgia, la denervazione percutanea del plesso celiaco con alcol o con una combinazione di lidocaina e corticosteroidi, può permettere una riduzione temporanea del dolore.

La steatorrea può essere migliorata, ma raramente eliminata, con l'assunzione di 4-6 compresse di potenti estratti pancreatici (ciascuna compressa contiene _ 5000 U di lipasi) ai pasti. Sebbene gli estratti pancreatici a rilascio non prolungato possano essere potenziati dagli H2-antagonisti per ridurre l'acidità intragastrica e quindi proteggere gli enzimi che vengono denaturati in un ambiente acido, le preparazioni a rilascio prolungato (da una a tre capsule con i pasti) sono di solito efficaci da sole. Una risposta clinica favorevole include un aumento di peso, la riduzione del numero di evacuazioni intestinali giornaliere, l'eliminazione delle gocce oleose nelle feci e un miglioramento dello stato generale. La risposta clinica può essere quantificata confrontando i risultati della misurazione dei grassi fecali prima e dopo la terapia enzimatica. Se la steatorrea è particolarmente grave e refrattaria a queste misure terapeutiche, possono essere somministrati dei trigliceridi a catena media come fonte di grassi (sono assorbiti senza gli enzimi pancreatici), riducendo così proporzionalmente i grassi assunti con l'alimentazione. A volte è necessaria una somministrazione aggiuntiva di vitamine liposolubili (A, D e K).

Gli ipoglicemizzanti orali raramente sono utili nel trattamento del diabete mellito causato dalla pancreatite cronica. L'insulina deve essere somministrata con cautela, poiché il coesistente deficit di secrezione di glucagone da parte delle cellule a fa sì che gli effetti ipoglicemizzanti dell'insulina non siano controbilanciati e si possa verificare quindi un'ipoglicemia prolungata. Nella pancreatite cronica, raramente si verifica una chetoacidosi diabetica. Nella maggior parte dei pazienti, una glicemia di 200-250 mg è accettabile e non richiede alcun trattamento; è meglio mantenere il paziente in una condizione leggermente iperglicemica piuttosto che rischiare l'ipoglicemia dovuta a una troppo zelante somministrazione di insulina.

I pazienti affetti da una pancreatite cronica hanno un aumentato rischio di cancro del pancreas. Un peggioramento dei sintomi, specialmente con la comparsa di una stenosi del dotto pancreatico, richiede un pronto esame per accertare la presenza di una neoplasia maligna. Questo può includere lo striscio del tessuto stenotico per l'esame citologico o la misurazione dei marker sierici (p. es., il CA 19-9 e l'antigene carcinoembrionario).

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