10. AFFEZIONI DERMATOLOGICHE

111. DERMATITI

(Eczema)

Infiammazione cutanea superficiale, caratterizzata istologicamente da edema dell’epidermide e clinicamente da lesioni vescicolose (in fase acuta), eritema scarsamente delimitato, edema, trasudato, croste, squame, solitamente pruriginosa e a volte con lichenificazione da grattamento o sfregamento.

DERMATITE DA CONTATTO

Infiammazione acuta o cronica, spesso asimmetrica o di forma anomala, prodotta da sostanze a contatto con la cute e che determinano tossicità (agenti irritanti) o reazioni allergiche.

Sommario:

Eziologia e patogenesi
Sintomi, segni e decorso
Diagnosi
Terapia


Eziologia e patogenesi

La dermatite da contatto può essere determinata da un originario agente chimico irritante o da un allergene (cioè, una reazione da ipersensibilità ritardata di tipo IV, v. Cap. 148).

Le sostanze irritanti sono in grado di svolgere un’azione dannosa su cute normale o su una dermatite già esistente. Alterazioni riconoscibili clinicamente possono comparire entro pochi minuti dall’esposizione a forti agenti irritanti (p. es., acidi, alcali, fenoli) o possono essere necessari molti giorni di esposizione per gli agenti irritanti deboli o marginali (p. es., sapone, detergenti, acetone o anche acqua). I meccanismi patogenetici sono differenti a secondo dell’agente irritante che provoca il danno cutaneo. Per esempio, i detergenti attivano i cheratinociti, provocando la liberazione di citochine infiammatorie.

I pazienti possono sensibilizzarsi verso sostanze che hanno usato per anni o farmaci in terapia per la loro dermatosi, sviluppando così una dermatite allergica da contatto. Gli allergeni vengono catturati dalle cellule di Langherhans (una piccola sottopopolazione di cellule epidermiche), che provvedono a presentarli ai linfociti T. Le citochine rilasciate dai cheratinociti e dalle cellule di Langerhans possono inoltre contribuire all’induzione della sensibilizzazione. Occorrono dai 6 ai 10 giorni (nel caso di potenti sensibilizzanti come p. es., l’edera velenosa) fino ad alcuni anni (deboli sensibilizzanti), affinché si realizzi la sensibilizzazione del paziente. Una dermatite pruriginosa potrebbe comparire entro 4-12 ore dalla riesposizione all’agente sensibilizzante.

I componenti dei farmaci ad uso topico costituiscono la causa più frequente di fenomeni allergici da contatto (v. Tab. 111-1). Altre sostanze normalmente responsabili sono le piante (p. es., l’edera velenosa), i preparati utilizzati nell’industria dell’abbigliamento, nella manifattura delle scarpe, i componenti metallici, le tinture e i cosmetici. Molti prodotti di uso industriale possono provocare dermatite professionale. La sensibilità alla gomma o al lattice dei guanti è un problema specifico di molte professioni sanitarie. La sensibilità al lattice dei preservativi può precluderne l’utilizzo in alcuni uomini.

Le dermatiti fotoallergiche e fototossiche da contatto necessitano di esposizione alla luce dopo applicazione topica di alcune sostanze chimiche. Gli agenti chimici (fototossine) provocano una risposta eccessiva alla luce solare, agendo come sostanze fotosensibilizzanti (v. Eruzioni polimorfe causate dalla luce nel Cap. 119 in Fotosensibilità) Le lozioni dopobarba, gli schermanti solari e le sulfonamidi topiche sono comunemente responsabili di dermatiti fotoallergiche da contatto. Di contro, alcuni profumi, catrame, psoraleni e oli utilizzati nell’industria manifatturiera provocano spesso dermatiti da contatto fototossiche. Le dermatiti da contatto fotoallergiche e fototossiche devono essere differenziate dalle reazioni di fotosensibilità ai farmaci sistemici.

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Sintomi, segni e decorso

La dermatite da contatto spazia da un eritema transitorio a un edema accentuato con formazione di bolle; sono spesso presenti prurito e vescicolazione. Può essere interessato qualsiasi distretto cutaneo esposto a sostanze irritanti o sensibilizzanti (incluse quelle volatili). Caratteristicamente, la dermatite è limitata alla zona di contatto, ma con il tempo può estendersi.

Il decorso è variabile. Se la causa viene rimossa, l’eritema scompare in pochi giorni o qualche settimana e le bolle si asciugano. Le bolle e le vescicole possono rompersi, così il materiale può trasudare e formare croste. Se l’infiammazione recede, si ha desquamazione e temporaneo ispessimento della cute. La dermatite può persistere sia per il ripertersi dell’esposizione all’agente causale che per l’insorgenza di complicanze (p. es., fenomeni di irritazione o di allergia a farmaci topici, escoriazioni o infezioni).

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Diagnosi

La dermatite da contatto può essere clinicamente simile ad altre dermatiti. Caratteristiche modificazioni cutanee e una storia di precedente esposizione all’agente causale possono facilitare la diagnosi, benché la conferma necessiti comunque di un’esauriente anamnesi e di un attento patch-test. Occorre, inoltre, considerare l’attività del paziente, gli eventuali hobby, i lavori domestici, i luoghi di villeggiatura, gli indumenti, le medicazioni topiche, i cosmetici e l’attività del partner. È utile per la diagnosi conoscere le caratteristiche delle sostanze irritanti o degli allergeni topici e la distribuzione delle lesioni provocate. La sede iniziale di comparsa delle lesioni è una indicazione importante.

Può essere utile eseguire un patch test (v. Disordini con reazioni di ipersensibilità di tipo IV, nel Cap. 148) con un gruppo standard di allergeni da contatto. La scelta della concentrazione della sostanza impiegata nel test è molto importante e richiede una consulenza specialistica, soprattutto per i prodotti industriali e per i cosmetici. Poiché durante un patch-test c’è il rischio di peggiorare un’eruzione in individui particolarmente sensibili e poiché durante la fase acuta potrebbero ottenersi dei risultati ambigui, i test allergometrici vanno effettuati subito dopo l’esaurimento della fase eruttiva. Comunque, la positività del test non permette sempre di svelare la sostanza in causa. Per poter fare una diagnosi definitiva, occorre che l’area esposta all’agente responsabile sia la stessa originariamente interessata. D’altra parte non verrà rilevata alcuna reazione se l’agente responsabile non viene incluso nelle sostanze testate.

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Terapia

Ogni trattamento risulta inefficace se l’agente responsabile non viene identificato e allontanato. I pazienti con dermatiti fotoallergiche o fototossiche da contatto, devono evitare la fotoesposizione e il contatto con agenti chimici fotosensibilizzanti. Nelle dermatiti in fase acuta, possono essere utilizzate garze o sottili bende inumidite con acqua da applicare sulle lesioni (per circa 30 min, da 4 a 6 volte/die), in quanto lenitive e rinfrescanti. Le vescicole possono essere drenate fino a tre volte/die, ma senza rimuoverne il tetto. Nelle forme estese e in quelle localizzate con intensa infiammazione al volto, possono essere somministrati (purché non controindicati) corticosteroidi orali (p. es., prednisone 60 mg/die) per una durata di 7-14 giorni. La dose di prednisone può essere scalata di 10-20 mg q 3-4 giorni. I corticosteroidi topici non sono efficaci nella fase essudativa. Tuttavia, passata la fase acuta, possono essere impiegati sotto forma di creme o unguenti, frizionati fino ad assorbimento tre volte/die (v. Cap. 110). Gli antiistaminici risultano inefficaci nel risolvere la dermatite allergica da contatto, ma possono attenuarne il prurito.

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