11. EMATOLOGIA E ONCOLOGIA

138. LE LEUCEMIE

Malattie neoplastiche maligne del tessuto emopoietico.

Sommario:

Eziologia e fisiopatologia
Classificazione


Eziologia e fisiopatologia

Nonostante i virus siano causa di diverse forme di leucemia negli animali, il loro ruolo nell’uomo è ancora incerto; soltanto due virus sono stati associati alla leucemia umana: (1) il virus di Epstein-Barr, virus a DNA, è associato al linfoma di Burkitt (v. Cap. 139) mentre (2) il virus linfotropico umano a cellule T di tipo I, detto virus umano della leucemia/linfoma a cellule T, un retrovirus a RNA, è associato ad alcune leucemie e linfomi a cellule T, individuati generalmente in Giappone e nei Caraibi. Può avere importanza dal punto di vista eziologico l’esposizione alle radiazioni ionizzanti e ad alcune sostanze chimiche (come, p. es., il benzene e alcuni farmaci antineoplastici). Soggetti portatori di alcuni difetti genetici (p. es., sindrome di Down, anemia di Fanconi), sono predisposti a sviluppare una leucemia.

La trasformazione maligna (a uno o due stadi) si verifica in una singola cellula, con conseguente proliferazione ed espansione clonale. La trasformazione maligna interessa, di solito, le cellule staminali emopoietiche pluripotenti anche se, talvolta, può coinvolgere cellule staminali con potenzialità differenziative più limitate. Il clone neoplastico tende a essere instabile dal punto di vista genetico e presenta caratteristiche di eterogeneità e di evoluzione fenotipica. In generale, le popolazioni cellulari leucemiche si dividono con cicli cellulari più lunghi e con frazioni di crescita più piccole rispetto alle cellule normali del midollo osseo, ma si accumulano a causa della rallentata apoptosi (morte cellulare programmata).

Le caratteristiche cliniche e di laboratorio delle leucemie sono in rapporto alla soppressione della formazione di cellule ematiche normali e all’infiltrazione degli organi. La produzione di fattori inibitori e la sostituzione degli spazi midollari da parte delle cellule leucemiche può sopprimere l’ematopoiesi fisiologica, con conseguente anemia, trombocitopenia e granulocitopenia. L’infiltrazione d’organo determina ingrandimento del fegato, della milza e dei linfonodi, con occasionale coinvolgimento anche del rene e della gonade. L’accumulo di cellule leucemiche a livello meningeo determina i segni clinici tipici dell’ipertensione endocranica (p. es., paralisi dei nervi cranici).

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Classificazione

Le leucemie furono originariamente definite acute o croniche sulla base dell’aspettativa di vita, ma ora sono classificate in base alla loro maturità cellulare. Le leucemie acute consistono di cellule principalmente immature (in genere forme blastiche); le leucemie croniche, di cellule più mature.

Le leucemie acute si dividono in linfoblastica (LLA) e mielogena (LMA), che possono essere ulteriormente suddivise sulla base delle caratteristiche morfologiche e citochimiche, in accordo alla classificazione Francese-Americana-Britannica (FAB) (v. Tab. 138-1) o immunofenotipica (v. Tab. 138-2). Gli anticorpi monoclonali specifici per le cellule B e T e gli antigeni mieloidi, unitamente con la citometria a flusso, sono molto utili per la classificazione delle LLA rispetto alle LMA, il che è critico per il trattamento.

Le leucemie croniche vengono descritte come linfocitiche (LLC) o mielocitiche (LMC). Le caratteristiche generali della LLA, MLA, LMC e LLC, sono presentate nella Tab. 138-3.

Le sindromi mielodisplastiche rappresentano un’insufficienza midollare progressiva ma con un’insufficiente proporzione di cellule blastiche (< 30%), non sufficienti per definire la diagnosi di LMA; il 40-60% dei casi evolve nella LMA.

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