11. EMATOLOGIA E ONCOLOGIA

143. IMMUNOLOGIA DEI TUMORI

IMMUNODIAGNOSI DEI TUMORI

Gli ATA possono essere marker tumorali utili nella diagnosi e nel trattamento di varie neoplasie. Un marker tumorale ideale è rilasciato solo dal tessuto tumorale, è specifico di un determinato tipo di tumore (in modo da indirizzare la valutazione diagnostica), è dosabile in presenza di una piccola massa cellulare tumorale, dimostra una relazione diretta fra l’entità della massa tumorale e la concentrazione del marker nel sangue o altri liquidi biologici ed è presente in tutti i pazienti affetti dal tumore. La maggior parte dei tumori liberano in circolo macromolecole antigeniche che possono essere messe in evidenza mediante immunodosaggio. Sebbene i marker tumorali siano utili per monitorare i pazienti con recidive tumorali dopo terapia, nessuno di essi ha una specificità o sensibilità tali da risultare utile nella diagnosi precoce o nei programmi di screening tumorali di massa dei tumori.

L’antigene carcinoembrionario (CEA) è un complesso proteico-polisaccaride che è stato trovato nel carcinoma del colon e nell’intestino pancreas e fegato normali del feto. Un dosaggio radioimmunologico sensibile può evidenziare livelli aumentati nel sangue dei pazienti con carcinoma del colon, ma la specificità è relativamente bassa, poiché un test positivo si può avere anche nei forti fumatori, nei cirrotici, nelle coliti ulcerose e in altre neoplasie (p. es., della mammella, del pancreas, della vescica, dell’ovaio e della cervice). Il monitoraggio dei livelli di CEA può essere utile per evidenziare recidive dopo l’asportazione di un tumore che era inizialmente associato ad alti livelli di CEA.

L’a-fetoproteina, un prodotto normale delle cellule epatiche fetali, viene riscontrata anche nel siero di pazienti con carcinoma epatico primitivo, neoplasie del sacco vitellino e, frequentemente, nel carcinoma embrionario del testicolo e dell’ovaio.

La subunità b della gonadotropina corionica umana (b-HCG), misurata mediante dosaggio immunologico, è il marcatore più importante nelle donne con neoplasie gestazionali trofoblastiche (NGT), un insieme di malattie che comprende la mole idatiforme, la NGT non metastatica e la NGT metastatica (v. anche malattia trofoblastica gestazionale nel Cap. 241) e in circa i 2/3 degli uomini con carcinoma embrionale del testicolo o coriocarcinoma. È dosata la subunità b poiché è specifica della HCG.

L’antigene prostatico specifico (PSA), glicoproteina localizzata nelle cellule epiteliali dei dotti della ghiandola prostatica, può essere evidenziato in basse concentrazioni nel siero di uomini sani. Con l’individuazione di un appropriato limite superiore alla norma, gli esami con anticorpi monoclonali rilevano livelli sierici elevati di PSA in circa il 90% dei pazienti con tumore della prostata in fase avanzata, anche in assenza di malattia metastatica già evidente. È più sensibile della fosfatasi acida prostatica. Tuttavia, essendo il PSA aumentato nell’ipertrofia prostatica benigna, è meno specifico. Il PSA può essere usato per monitorare la recidiva dopo che il carcinoma prostatico è stato diagnosticato e trattato.

Il CA 125 è utile clinicamente per la diagnosi e il monitoraggio della terapia del carcinoma ovarico, anche se ogni processo infiammatorio peritoneale può indurne un aumento dei livelli circolanti.

L’anticorpo monoclonale marcato B72,3, che riconosce un antigene comune ai carcinomi (in grado di riconoscere carcinomi di ogni tessuto) definito TAG-72, è utilizzato per localizzare depositi neoplastici al fine di ricercare sedi tumorali occulte. Il beneficio clinico derivante dalla scoperta di tali tumori occulti è in corso di studio.

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