13. MALATTIE INFETTIVE

157. MALATTIE BATTERICHE

INFEZIONI DA CLOSTRIDII

DIARREA INDOTTA DAL C. DIFFICILE

Il C. difficile, causa recente della colite da antibiotici (v. anche al Cap. 29), è sempre più frequentemente riconosciuto quale causa di diarrea nosocomiale. La diarrea da C. difficile si presenta sia isolata sia in piccole epidemie limitate ed è trasmessa per contagio interpersonale. Si verifica in oltre l’8% dei pazienti ospedalizzati ed è responsabile del 20-30% delle diarree nosocomiali. I fattori di rischio sono rappresentati dall’età avanzata, da gravi patologie sottostanti, da degenze ospedaliere prolungate e da residenza in case di cura.

L’infezione produce una citotossina e un’enterotossina. Le alterazioni della flora GI provocate dagli antibiotici sono il più importante fattore predisponente. La storia naturale va da uno stato di portatore asintomatico, frequente soprattutto nei bambini e negli anziani, fino a forme gravi di enterite necrotizzante. Raramente si verifica una disseminazione tissutale limitata, come anche sepsi e addome acuto. Sono elementi tipici feci semiformate (non liquide), leucocitosi fecale e precedente trattamento con cefalosporine. I pazienti asintomatici colonizzati nelle feci con il C. difficile superano il numero dei pazienti sintomatici di 3:1. Dopo diarrea indotta da C. difficile è stata descritta un’artrite reattiva.

La diagnosi viene generalmente effettuata ricercando nelle feci la tossina del C. difficile. Generalmente è sufficiente un unico campione, ma quando il sospetto è forte, e il primo prelievo risulta negativo, devono essere raccolti campioni ripetuti. Per ridurre la diffusione del C. difficile dal personale sanitario sano ai pazienti e tra i pazienti stessi sono indispensabili misure di controllo dell’infezione. Nella determinazione della diffusione clonale possono aiutare gli studi di epidemiologia molecolare dei tipi di pattern di DNA. La riduzione dell’uso della clindamicina in tutti gli ospedali ne ha fatto diminuire l’incidenza. Nel 15-20% dei pazienti possono verificarsi recidive.

Il metronidazolo PO, alla dose di 250-500 mg q 6 ore, rappresenta il farmaco di scelta. Se il paziente non risponde o recidiva, il metronidazolo PO come sopra può essere ripetuto per 21 giorni, oppure può essere somministrata vancomicina PO 125-500 mg q 6 h per 10 giorni. Alcuni pazienti necessitano di bacitracina 500 mg PO q 6 ore per 10 giorni, resina di colestiramina o lievito del Saccharomyces boullardii. Per i pazienti che falliscono con tutti i tipi di trattamento, per l’eradicazione della colite da C. difficile alcuni casi anedottici suggeriscono di effettuare un clisma di feci (clisma effettuato con feci di un donatore sano per rimpiazzare la normale flora intestinale). Alcuni pazienti, per ottenere la guarigione, hanno richiesto una colectomia totale.

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