13. MALATTIE INFETTIVE

159. MALATTIE DA RICKETTSIE

(Rickettsiosi)

Malattie causate da rickettsie che si manifestano con un esordio brusco, un decorso febbrile da una a diverse settimane, cefalea, malessere, prostrazione, vasculiti periferiche e, nella maggior parte dei casi, un caratteristico rash.

FEBBRE MACULOSA DELLE MONTAGNE ROCCIOSE

(Febbre petecchiale; febbre da zecche; tifo da zecche)

Malattia acuta febbrile provocata da Rickettsia rickettsii e trasmessa dalle zecche ixodidi, caratterizzata da febbre elevata, tosse e rash.

Sommario:

Epidemiologia e anatomia patologica
Sintomi e segni
Prognosi e profilassi


Epidemiologia e anatomia patologica

La febbre maculosa delle montagne rocciose è presente soltanto nell’emisfero occidentale. Riconosciuta inizialmente negli USA nelle regioni delle montagne rocciose, essa può verificarsi praticamente in tutti gli stati (tranne Maine, Hawaii e Alaska) negli USA specialmente negli stati della costa atlantica. Nell’uomo, l’infezione si manifesta soprattutto da maggio a settembre, quando le zecche adulte sono attive e le persone hanno maggiore probabilità di trovarsi in aree infettate dalle zecche. Negli stati meridionali, i casi si verificano invece nell’arco dell’intero anno. L’incidenza è elevata nei bambini al di sotto dei 15 anni e in altri soggetti che frequentino le aree infestate da zecche per lavoro o per diporto.

Le zecche a guscio duro (famiglia delle Ixodidae) ospitano la R. rickettsii e le femmine infette trasmettono il germe alla loro progenie. Queste zecche e alcuni mammiferi ospiti sono i serbatoi naturali; gli animali forniscono loro il sangue di cui si nutrono. Il Dermacentor andersoni (la zecca del legno) è il principale vettore negli USA occidentali; il D. variabilis (zecca del cane) è il vettore negli USA orientali e meridionali. L’organismo è presente anche nei conigli e in altri piccoli mammiferi. La FMR probabilmente non può essere trasmessa direttamente da persona a persona nemmeno attraverso le particelle emesse con la tosse.

I piccoli vasi sanguigni sono le sedi delle caratteristiche lesioni patologiche. Le rickettsie si propagano all’interno delle cellule endoteliali e i vasi possono essere bloccati producendo vasculite nella cute, nel tessuto sottocutaneo, nel SNC, nei polmoni, cuore, reni, fegato e milza. La coagulazione intravascolare disseminata si verifica spesso nei pazienti gravemente malati (v. Coagulazione intravascolare disseminata in Coagulopatie acquisite nel Cap. 131).

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Sintomi e segni

In circa il 70% dei pazienti è presente una storia di puntura di zecca. Il periodo di incubazione è di 7 gg in media, ma varia da 3 a 12 gg; più breve è il periodo di incubazione e più grave è l’infezione. L’esordio è improvviso con cefalea grave, brivido, prostrazione e dolori muscolari. La febbre sale a 39,5 o 40°C nell’arco di diversi gg e resta alta (per 15-20 gg nei casi gravi), sebbene possano aversi remissioni mattutine. Si manifesta anche una tosse fastidiosa e non produttiva. Tra il primo e il sesto giorno di febbre la maggior parte dei pazienti sviluppa un’eruzione su polsi, caviglie, palme delle mani, piante dei piedi e avambracci che si estende rapidamente al collo, al volto, alle ascelle, alle natiche e al tronco. Spesso l’acqua calda o impacchi con alcol fanno scomparire l’eruzione. Essa, inizialmente maculare e rosa, diviene col tempo maculopapulare e più scura. Le lesioni diventano petecchiali nell’arco di circa 4 gg e possono fondersi a formare ampie aree emorragiche che più tardi si ulcerano. I sintomi neurologici comprendono cefalea, inquietudine, insonnia, stato delirante e coma: tutti segni indicativi di encefalite. Nei casi gravi si ha ipotensione; può esserci epatomegalia, ma l’ittero è raro. Può verificarsi polmonite localizzata e, i pazienti non trattati, possono sviluppare polmonite, necrosi tissutale e insufficienza circolatoria con conseguenze gravi, come danni cerebrali e cardiaci. Nei casi fulminanti si hanno talvolta arresto cardiaco e morte improvvisa.

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Prognosi e profilassi

Il precoce avvio di una terapia antibiotica ha ridotto significativamente la mortalità da circa il 20 al 7%. Il trattamento precoce previene la maggior parte delle complicanze.

Non è disponibile alcun vaccino efficace. Non sono disponibili mezzi pratici per liberare intere aree dalle zecche, ma è possibile ridurre le popolazioni di parassiti nelle aree endemiche controllando le popolazioni che parassitano i piccoli animali. Prevenire il contatto delle zecche con la cute include infilare i pantaloni negli stivali o nelle calze e indossare camicie con le maniche lunghe e applicare repellenti contenenti dal 25 al 40% di dietiltoluamide sulla superficie cutanea. Il permethrin, cosparso sui vestiti, respinge efficacemente le zecche, anche se sono state segnalate reazioni tossiche nei bambini. Bisognerà osservare una buona igiene personale, con frequente ricerca delle zecche, specialmente nei bambini. I parassiti congesti devono essere rimossi con cura e non schiacciati tra le dita per il pericolo di trasmissione. Una trazione graduale della testa con una piccola pinza è in grado di rimuovere la zecca. La sede di adesione andrà poi strofinata con alcol.

In assenza di segni clinici, non devono essere assunti antibiotici immediatamente dopo una puntura di zecca in un’area riconosciuta come endemica. Occorre piuttosto avvertire il paziente o i genitori dei possibili segni clinici precoci della malattia. Qualora si manifestino febbre, cefalea e malessere generale con o senza eruzione cutanea, si dovrà iniziare prontamente una terapia antibiotica.

Per diagnosi e terapia, v. Diagnosi differenziale delle malattie da rickettsie e Trattamento delle malattie da rickettsie, sopra.

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