13. MALATTIE INFETTIVE

161. INFEZIONI PARASSITARIE

PROTOZOI EXTRAINTESTINALI

BABESIOSI

Infezione causata da ceppi di origine bovina o di roditori di Babesia sp, che provoca una malattia simile alla malaria con anemia emolitica.

Sommario:

Eziologia e patogenesi
Sintomi e segni
Diagnosi
Prevenzione
Terapia


Eziologia e patogenesi

Negli USA la B. microti costituisce la causa più comune di babesiosi. Le arvicole sono il principale serbatoio naturale, mentre le zecche dei cervi della famiglia Ixodidae (che veicolano anche le spirochete che causano malattia di Lyme) sono i vettori usuali. Le zecche allo stato larvale si infettano mentre parassitano arvicole infette, quindi si ibernano e si trasformano in ninfe che trasmettono il parassita a un altro animale o accidentalmente a un uomo. Le zecche adulte di solito parassitano i cervi ma possono anche trasmettere il parassita agli uomini. La Babesia entra nei globuli rossi, matura e si divide in maniera asessuata per gemmazione. Gli eritrociti infetti alla fine si rompono e rilasciano organismi che invadono altri eritrociti.

Le aree endemiche negli USA includono le isole e i confini dello stretto di Nantucket nel Massachusetts, la parte orientale di Long Island e di Shelter Island nello stato di New York, le coste del Connecticut, inoltre esistono focolai nel Wisconsin, in Georgia e in California. Altre specie di Babesia trasmesse da differenti zecche infettano l’uomo in alcune parti d’Europa, come Irlanda e Yugoslavia. La babesiosi può anche essere trasmessa con le trasfusioni di sangue.

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Sintomi e segni

L’infezione asintomatica può persistere per mesi o anni e rimanere subclinica durante tutto il suo corso in persone altrimenti sane, specialmente in quelle con meno di 40 anni. Quando è sintomatica, la malattia comincia dopo 1 o 2 sett. di incubazione ed è caratterizzata da malessere, stanchezza, brividi, febbre, mialgia e artralgia che può durare per settimane. Possono verificarsi epatosplenomegalia con ittero, anemia da lieve a moderatamente grave, lieve neutropenia e trombocitopenia.

L’infezione può essere potenzialmente letale in soggetti asplenici, in cui la babesiosi ricorda la malaria da falciparum, con febbre elevata, anemia emolitica, emoglobinuria, ittero e insufficienza renale. La splenectomia può fare in modo che una parassitemia asintomatica diventi sintomatica.

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Diagnosi

Molti pazienti non ricordano una puntura di zecca. La diagnosi viene fatta di solito rinvenendo Babesia in strisci di sangue. Forme tetragone o a canestro o una gran quantità di parassiti extraeritrocitari sono utili indizi diagnostici. Sono disponibili esami sierologici e metodi per ricercare nel sangue il DNA del parassita dopo amplificazione tramite reazione a catena polimerasica (PCR). La diagnosi può anche essere fatta inoculando sangue del paziente in criceti o in gerbilli e monitorando poi i roditori per la parassitemia.

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Prevenzione

Le persone aspleniche devono evitare le aree endemiche. L’uso di repellenti per insetti e di abiti protettivi è di ausilio. Dopo una possibile esposizione, il corpo deve essere esaminato per individuare eventuali zecche; le ninfe hanno la grandezza di circa una capocchia di spillo e perciò non sono facilmente evidenti. La rimozione delle zecche prima che siano completamente rigonfie di sangue e si stacchino spontaneamente (cosa che può richiedere da 2 a 3 giorni) può prevenire la trasmissione della malattia.

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Terapia

Molti pazienti richiedono solo una terapia sintomatica, ma una terapia specifica è indicata per i casi gravi con persistente febbre elevata, parassitemia in rapido aumento ed ematocrito in netta diminuzione. La terapia raccomandata è il chinino (650 mg PO tid) associato a clindamicina (600 mg PO tid o 1,2 g EV bid) per 7-10 giorni. Il dosaggio pediatrico è chinino 25 mg/kg/die PO associato a clindamicina 20-40 mg/kg/die PO, somministrati in 3 dosi frazionate. L’atovaquone e l’azitromicina rimangono farmaci in studio. L’exanguino trasfusione è stata risolutiva in pazienti gravemente ipotesi con alta parassitemia.

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