14. MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO

184. PATOLOGIE MUSCOLARI

DISTROFIE MUSCOLARI

Gruppo di patologie muscolari ereditarie, progressive, distinte clinicamente dalla distribuzione selettiva del deficit di forza.

Sommario:

Introduzione
DISTROFIA DI DUCHENNE
Diagnosi e terapia

La distrofia di Duchenne è la forma più comune e importante (v. oltre).

La distrofia muscolare facioscapolomerale (Landouzy-Dèjerine) è una forma autosomica dominante caratterizzata da debolezza dei muscoli della faccia e del cingolo scapolare, che inizia soprattutto in un’età compresa tra i 7 e i 20 anni. Il gene è localizzato sul cromosoma 4q35 nella maggior parte delle famiglie, ma il difetto genetico non è stato identificato e la patogenesi è ignota. Insorge precocemente la difficoltà nel fischiare, nel chiudere gli occhi e nell’elevazione delle braccia, per il deficit di forza dei muscoli scapolari. In alcuni pazienti si sviluppa debolezza dei muscoli tibiale anteriore e peroneo. Anche se si instaura il piede cadente, la deambulazione è raramente perduta. L’aspettativa di vita è normale.

Nella distrofia muscolare dei cingoli, il deficit di forza interessa un cingolo e la parte prossimale di un arto. Proteine strutturali (le glicoproteine distrofia-associate) o non strutturali (p. es., le proteasi) possono essere colpite. Diversi loci cromosomici sono stati identificati nelle forme autosomiche dominanti (5q [ nessun prodotto genico conosciuto]) e recessive (2q, 4q [beta-sarcoglicano], 13q [gamma-sarcoglicano], 15q [calpaina, una proteasi attivata dal calcio e 17q [alpha-sarcoglicano o adalina]).

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DISTROFIA DI DUCHENNE

Disturbo recessivo legato al cromosoma X caratterizzato da deficit di forza muscolare progressiva prossimale con distruzione e rigenerazione delle fibre muscolari e sostituzione con tessuto connettivo.

La distrofia di Duchenne è provocata da una mutazione nel locus Xp21, che comporta l’assenza di distrofina, una proteina trovata dentro la membrana cellulare muscolare. Colpisce 1 su 3000 maschi nati vivi.

I sintomi insorgono di norma nei maschi dai 3 ai 7 anni d’età; comprendono l’andatura anserina, andatura steppante, lordosi, cadute frequenti e difficoltà ad alzarsi e a salire le scale. Il cingolo pelvico è colpito prima di quello della spalla. L’evoluzione è costante e si sviluppano contratture in flessione degli arti e scoliosi. Si sviluppa una pseudoipertrofia dura (sostituzione grassa e fibrosa di alcuni gruppi muscolari ingranditi e in modo notevole dei polpacci). La maggior parte dei pazienti finisce sulla sedia a rotelle dall’età di 10 o 12 anni e decede per complicanze respiratorie dall’età di 20 anni. L’interessamento cardiaco è in genere asintomatico, sebbene il 90% dei pazienti presenti anomalie ECG. Un terzo presenta una lieve, compromissione intellettuale non evolutiva che interessa la capacità verbale più che le altre funzioni.

La distrofia muscolare di Becker è una variante meno grave, anch’essa legata a una mutazione nel loco Xp21. La distrofina è ridotta in quantità o nel peso molecolare. I pazienti rimangono in genere ambulatoriali e la maggior parte sopravvive fino ai 30-40 anni.

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Diagnosi e terapia

La diagnosi si basa sulle caratteristiche cliniche, sull’età di insorgenza, sull’anamnesi familiare e sul supporto dei rilievi bioptici muscolari, dell’EMG e della prova di immunoassorbimento per la distrofina. La CK sierica è notevolmente aumentata (fino a 50-100 volte i valori normali), iniziando nelle fasi presintomatica e precoce della malattia. La velocità di conduzione dei nervi è normale, mentre l’elettromiografia evidenzia un rapido recupero e brevi potenziali di unità motoria a bassa ampiezza. La biopsia muscolare evidenzia all’inizio necrosi e modificazioni di numero e di grandezza delle fibre muscolari. L’analisi della distrofina dei reperti muscolari rappresenta il test diagnostico di scelta; la distrofina è assente nei casi di distrofia di Duchenne. L’analisi delle mutazioni del DNA isolato dai leucociti del sangue periferico individua le delezioni o le duplicazioni nel gene della distrofina in circa il 65% dei pazienti e mutazioni puntiformi in circa il 25%.

L’identificazione del portatore e la diagnosi prenatale sono possibili mediante studi convenzionali (quali l’analisi genealogica, la determinazione delle CPK e la determinazione del sesso del nascituro) e con tecniche di analisi del DNA ricombinante e di immunoassorbimento per la distrofina del tessuto muscolare. In questo caso si consiglia di far riferimento ai principali centri medici specializzati nel settore.

Non esiste trattamento specifico. Tuttavia, il prednisone assunto giornalmente produce un significativo miglioramento clinico a lungo termine. Ma a causa degli effetti collaterali, il prednisone dovrà essere riservato ai pazienti con il maggiore declino funzionale. La terapia genica non è disponibile. Deve essere incoraggiato un moderato esercizio fisico, così come sarà molto utile la chirurgia correttiva nelle forme lentamente progressive. La fisioterapia passiva può allungare il periodo di autonomia deambulatoria del paziente anche nelle forme più gravi; si dovrà evitare l’obesità; la richiesta calorica deve essere considerata inferiore al normale. È indicata la consulenza genetica (v. Consulenza genetica al Cap. 286)

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