15. DISTURBI PSICHIATRICI

189. DISTURBI DELL'UMORE

DISTURBO DISTIMICO

Sommario:

Introduzione
Terapia

Nel disturbo distimico, i sintomi depressivi esordiscono generalmente in maniera subdola, nell’infanzia o nell’adolescenza, e seguono un decorso intermittente o attenuato per molti anni o decenni; episodi depressivi maggiori possono costituirne una complicanza (depressione doppia). Nella distimia pura, le manifestazioni depressive insorgono a un livello subliminare e si sovrappongono largamente con quelle del temperamento depressivo: solitamente cupo, pessimista, privo d’umorismo o incapace di allegria, passivo e letargico, introverso, scettico, ipercritico o lamentoso, autocritico, autoaccusatore e autodenigratore, preoccupato per eventuali inadeguatezze, insuccessi, eventi negativi.

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Terapia

Gli SSRI sono il trattamento di scelta. Sono efficaci anche gli antidepressivi triciclici con struttura aminica secondaria, specialmente la desipramina, ma possono essere di uso più difficile perché la dose deve essere alta e gli effetti collaterali possono compromettere la compliance. Se il paziente ha una anamnesi familiare di disturbo bipolare, il litio da solo o associato a desipramina o buproprione è spesso efficace. Può essere utile un tentativo con la tranicilpromina; sembra che la moclobemide, un IMAO reversibile non disponibile negli USA, sia efficace e privo delle problematiche interazioni alimentari e farmacologiche degli IMAO classici. È stata riferita l’efficacia a basse dosi (da 25 a 50 mg/die) dell’antipsicotico amisulpride, un agonista della dopamina non disponibile negli USA. L’antipsicotico trifluoperazina alla dose di 1 mg/die è grosso modo equivalente e può essere usato nei casi refrattari di distimia grave, ma solo quando i suoi benefici sorpassano i rischi di discinesia tardiva legati all’uso a lungo termine.

La consulenza professionale è importante, perché molti soggetti distimici sono particolarmente adatti a lavori che comportano zelo e accurata attenzione ai dettagli. Le psicoterapie interpersonali e cognitivo-comportamentali sono di uso crescente per combattere l’inerzia e l’assetto mentale di tipo autofrustrante di questi pazienti; queste terapie hanno la massima efficacia se associate alla farmacoterapia.

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