16. MALATTIE DELL’APPARATO CARDIOVASCOLARE

198. TECNICHE DIAGNOSTICHE CARDIOVASCOLARI

TECNICHE INVASIVE

CATETERISMO CARDIACO

ANGIOPLASTICA CORONARICA PERCUTANEA TRANSLUMINALE

Sommario:

Introduzione
Procedura
Controindicazioni
Complicanze


L’angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA) è indicata per la rivascolarizzazione di arterie coronarie ristrette da placche aterosclerotiche. La PTCA può essere superiore e può avere un miglior bilancio costi-benefici rispetto alla terapia trombolitica come terapia iniziale dell’IMA. Tuttavia, in molti centri viene utilizzata solo nei pazienti in cui la terapia trombolitica è controindicata. I pazienti infartuati con shock cardiogeno in atto o in via di sviluppo vanno trattati con la PTCA piuttosto che con la terapia trombolitica. La PTCA dopo trombolisi inefficace va riservata ai pazienti con ischemia subentrante o clinicamente compromessi. Infine, la PTCA può essere eseguita elettivamente in pazienti post-IMA con ischemia ricorrente o inducibile prima della dimissione dall’ospedale.

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Procedura

Si incannula l’ostio della coronaria stenotica con un catetere guida, che permette la successiva introduzione nel vaso di un catetere dotato di un palloncino all’estremità distale. Il palloncino viene posizionato in corrispondenza della stenosi e quindi gonfiato per dilatare il vaso. Quando la procedura è stata completata, si ripete l’angiografia per documentare il cambiamento avvenuto.

Per ridurre l’incidenza di trombosi nella sede della dilatazione, vengono usate diverse strategie terapeutiche a base di anticoagulanti. I calcioantagonisti e i nitrati possono ridurre lo spasmo coronarico.

L’incidenza di restenosi è massima nei primi 6 mesi dopo l’angioplastica, con punte fino al 35% dei casi. Nella maggior parte dei pazienti, si ripete l’angioplastica e solo in qualche caso è necessaria la rivascolarizzazione chirurgica.

Gli stent coronarici vengono utilizzati con sempre maggiore frequenza per ridurre il ricorso a ripetute procedure di rivascolarizzazione. Nelle stenosi primitive di un tratto breve (non restenosi) di arterie coronarie di buon calibro, l’impianto di stent ha ridotto il ricorso a ripetute procedure di rivascolarizzazione a breve termine. L’uso di stent nelle restenosi, nell’IMA, nelle stenosi lunghe, in caso di coronaropatia diffusa e nell’occlusione acuta è ancora in corso di studio.

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Controindicazioni

Controindicazioni assolute comprendono una stenosi significativa del tronco comune non protetta da un bypass pervio sulla discendente anteriore o sulla circonflessa e la mancanza di un’equipe cardiochirurgica di supporto. Controindicazioni relative comprendono una patologia della coagulazione o uno stato di ipercoagulabilità, vasi diffusamente malati in assenza di una stenosi localizzata suscettibile di dilatazione, malattia di un vaso che assicura l’apporto ematico a tutto il miocardio, occlusione totale, stenosi < 50% e vasi che perfondono aree non ischemiche in pazienti sottoposti ad angioplastica per IMA.

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Complicanze

Molte delle complicanze della PTCA sono simili a quelle dell’angiocardiografia (v. sopra), ma il rischio di morte, di IMA e di ictus è maggiore. Complicanze della sola PTCA comprendono l’occlusione improvvisa della coronaria e la restenosi. L’occlusione improvvisa del vaso può verificarsi fino al 4% dei casi; può essere secondaria a spasmo, dissezione o formazione di un trombo. Il trattamento comprende la terapia farmacologica (v. la terapia per queste condizioni altrove nel Manuale), l’impianto di uno stent o, in casi estremi, la contropulsazione aortica o l’intervento di bypass aorto-coronarico.

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