18. GINECOLOGIA E OSTETRICIA

251.GRAVIDANZA COMPLICATA DALLA MALATTIA

MALATTIE INFETTIVE

Le malattie infettive diverse dalle IVU e dalle comuni malattie virali non rappresentano, di solito, un importante problema, durante la gravidanza. Tuttavia, alcune infezioni virali possono provocare degli effetti specifici sul feto. Queste malattie sono trattate, qui, molto brevemente in rapporto alla gravidanza; per maggiori dettagli, v. le infezioni specifiche nelle altre parti del Manuale.

La rosolia è la causa principale di anomalie congenite, in particolare a carico del sistema cardiovascolare e dell’orecchio interno. L’infezione da citomegalovirus può causare dei danni epatici nel feto, in quanto il virus è in grado di attraversare la placenta. La toxoplasmosi può danneggiare il cervello del feto e, quindi, le donne gravide devono evitare i contatti con i gatti a meno che non siano rigidamente confinati in casa e non abbiano contatti con i gatti di strada.

Le infezioni da Chlamydia in corso di gravidanza possono portare alla rottura prematura delle membrane e al travaglio pre-termine, ma la vaginosi batterica ne può rappresentare una causa più importante. La presenza di una cervicite mucopurulenta o di un’uretrite ricorrente, con esami colturali negativi, impone l’esecuzione dei test per la ricerca della Chlamydia, incluso l’uso delle sonde di DNA. L’esame colturale e l’antibiogramma, anche se complessi e costosi, costituiscono il mezzo migliore per porre la diagnosi in popolazioni ad alto rischio. Per il trattamento, il farmaco di scelta è l’azitromicina, 500 mg il 1o giorno e 250 mg/die dal 2o giorno al 5o.

L’infezione da virus dell’immunodeficienza umana (HIV) durante la gravidanza è uno dei maggiori problemi ostetrici (v. Infezione da virus dell’immunodeficienza umana nei bambini nel Cap. 265). La trasmissione eterosessuale della malattia e l’abuso di droghe EV stanno causando un aumento significativo della sua incidenza tra le donne. La gravidanza non sembra accelerare il decorso dell’infezione da HIV nella madre. Il rischio di infezione di un neonato che ha la madre sieropostiva per il HIV è stimato essere pari al 13-39%. La maggior parte dei bambini affetti sopravvive oltre i 5 anni di età. A causa dell’alto rischio di trasmissione dell’infezione al feto, un’eventuale interruzione della gravidanza deve essere presa in considerazione con i genitori; comunque, la somministrazione di zidovudina durante tutta la gravidanza riduce l’incidenza di trasmissione fetale del 68%. Sono in corso dei trial clinici con gli inibitori delle proteasi.

Le infezioni da Herpesvirus comportano implicazioni perinatali importanti per la possibile trasmissione dell’infezione al feto durante il parto (v. Cap. 162). Bisogna interrogare specificamente le pazienti gravide e i loro partner sulle infezioni erpetiche ricorrenti. Le colture seriate nelle pazienti asintomatiche, effettuate nel periodo antecedente il parto, non aiutano a identificare le madri che sono a rischio di trasmettere l’infezione al neonato. Il rischio di trasmissione materno-fetale da parte delle pazienti con infezioni ricorrenti che non abbiano lesioni visibili, è estremamente basso. Una paziente che non ha lesioni erpetiche né prodromi, anche se è stata affetta in passato da infezioni ricorrenti, non deve necessariamente essere sottoposta a un parto cesareo a meno che non siano presenti le comuni indicazioni ostetriche. Possono costituire un’eccezione le pazienti che abbiano un episodio di herpes primario alla fine del 3o trimestre e che continuino a dismettere il virus erpetico dalla cervice al termine della gravidanza. Nelle pazienti che hanno avuto infezioni erpetiche ricorrenti durante la gravidanza, il parto deve essere effettuato a termine, in un intervallo libero da malattia; può essere necessaria l’induzione del travaglio. Quando il parto avviene per via vaginale, devono essere prelevati dei campioni per esame colturale dalla madre e dal neonato, i cui risultati possono essere importanti per il trattamento del neonato. Alle pazienti a termine con lesioni in fase eruttiva o con chiari prodromi, deve essere proposta l’opportunità di un parto cesareo indipendentemente dal tempo passato dalla rottura delle membrane.

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