19. PEDIATRIA

260. PATOLOGIA DEL NEONATO E DEL LATTANTE

INFEZIONI NEONATALI

Terapia antibatterica

(V. anche Cap.258)

Le rapide modificazioni fisiologiche durante il periodo neonatale alterano in modo significativo la farmacocinetica e le proprietà tossiche degli antibiotici, determinando la necessità di complessi calcoli per stabilire le dosi (v. Tabb. 260-6 e 260-7). Si inizia spesso, in attesa dei risultati delle colture e degli antibiogrammi, una terapia empirica, costituita di solito dall’associazione dell’ampicillina e un aminoglicoside o, se opportuno, ampicillina e una cefalosporina a largo spettro che posside un buon passaggio attraverso la BEE (v. anche più avanti in Sepsi neonatale,). I dati riguardanti la prevalenza dei germi resistenti agli antibiotici in un Nido sono utili nella scelta del trattamento. Se sono presenti lesioni cutanee o se si sospettano infezioni nosocomiali, è consigliabile una copertura con farmaci attivi sugli stafilococchi. Tuttavia, i potenti antibiotici a largo spettro, come le cefalosporine più recenti, possono indurre drastiche variazione della flora batterica intestinale, alterazioni della coagulazione, l’emergere di ceppi resistenti, e superinfezioni da enterococchi o da lieviti.

Le dosi dei farmaci in tutto questo capitolo si riferiscono a neonati a termine e lattanti.

Assorbimento degli antibiotici: l’instabilità vasomotoria dei neonati con infezioni batteriche gravi determina un’imprevedibilità nell’assorbimento, quando i farmaci sono somministrati per via sottocutanea o intramuscolare. Quindi, se possibile, gli antibiotici per infezioni gravi devono essere somministrati EV. Gli antibiotici possono essere utilizzati per via orale nei pazienti che non sono gravemente malati (v. Tab. 260-7).

Distribuzione degli antibiotici: nei neonati il LEC costituisce fino al 45% del peso corporeo totale e si richiedono quindi dosi maggiori, in rapporto al peso, di determinati farmaci (p. es., gli aminoglicosidi), rispetto a quelle utilizzate negli adulti. Nel bambino prematuro le concentrazioni più basse di albumina sierica possono condizionare la distribuzione, attraverso la riduzione del legame degli antibiotici con le proteine. I farmaci che competono con la bilirubina per il legame con l’albumina (p. es., sulfamidici, ceftriaxone) possono aumentare il rischio di ittero nucleare.

Metabolismo ed escrezione degli antibiotici: l’assenza o il deficit di alcuni enzimi nei neonati possono prolungare l’emivita di determinati farmaci e aumentarne il rischio di tossicità. Per esempio, l’immaturità dell’attività della glicuroniltransferasi epatica diminuisce la coniugazione del cloramfenicolo e ciò può condurre a livelli ematici elevati che possono determinare collasso cardio-circolatorio (sindrome del bambino grigio). Il cloramfenicolo deve essere evitato, se possibile; altrimenti, i livelli ematici del farmaco devono essere monitorati, specialmente se utilizzato in associazione con rifampicina, fenobarbital o acetaminofene, a causa dell’interferenza con il metabolismo epatico. La diminuita VFG e la diminuita secrezione tubulare renale aumentano l’emivita delle penicilline e degli aminoglicosidi. Le dosi di questi antibiotici devono quindi essere ricalcolate mentre la funzionalità renale va modificandosi, durante il primo mese di vita.

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