19. PEDIATRIA 260. PATOLOGIA DEL NEONATO E DEL LATTANTEINFEZIONI NEONATALI ROSOLIA CONGENITA Infezione virale, acquisita dalla madre durante la gravidanza, che può causare morte fetale o difetti congeniti. (V. anche Rosolia in Infezioni virali nel Cap. 265) Sommario: Eziologia, epidemiologia e patogenesi La rosolia è causata da un virus a RNA della famiglia Togaviridae del genere Rubivirus. La rosolia congenita è tipicamente derivante da una infezione materna primaria. Nonostante la diffusa campagna di vaccinazione, la rosolia si verifica ancora, primariamente nei soggetti di età > 15 anni e studi recenti mostrano che il 10-20% degli individui dopo la pubertà è privo di anticorpi anti-rosolia. La protezione in questo gruppo deve essere ottenuta prima che la rosolia congenita possa essere eliminata. Si crede che il virus della rosolia invada le vie respiratorie superiori, con conseguente viremia e diffusione in differenti siti, compresa la placenta. Il feto, se infettato durante le prime 16 sett. di gestazione, in particolare le prime 8-10 sett., presenta un rischio altissimo di disturbi dello sviluppo. Si pensa che il virus nelle fasi iniziali della gestazione provochi un’infezione intrauterina cronica; le conseguenze comprendono un’endotelite dei vasi sanguigni, una citolisi diretta delle cellule e una interruzione della mitosi cellulare. Sintomi e segni La rosolia nella donna gravida può essere asintomatica oppure caratterizzata da sintomi delle alte vie respiratorie, febbre, linfoadenopatia (specialmente nell’area suboccipitale e auricolare posteriore) ed eritema maculopapulare. Questa malattia può essere seguita da sintomi articolari. Le conseguenze sul feto variano dalla morte in utero, alle anomalie multiple, alla isolata perdita di udito. I neonati possono essere asintomatici alla nascita. Le anomalie più frequenti comprendono ritardo di crescita intrauterina, meningoencefalite, cataratta, retinopatia, perdita dell’udito, disturbi cardiaci (ipoplasia dell’arteria polmonare e dotto arterioso pervio), epatosplenomegalia e osteite. Altre sono trombocitopenia con porpora, eritropoiesi cutanea che provoca lesioni violacee, adenopatia e polmonite interstiziale. È necessaria un’attenta osservazione per diagnosticare le possibili conseguenze, ipoacusia, ritardo mentale, comportamenti anomali, endocrinopatie o la rara encefalite progressiva. Diagnosi I test sierologici e le colture virali possono essere utili nella diagnosi di infezione materna e di infezione congenita. Nell’adulto, il virus può essere isolato con un tampone nasale o faringeo. Nel neonato, campioni prelevati dal nasofaringe, dalle urine, dal LCR, dal sovranatante dopo centrifugazione del sangue (buffy coat) e dalla congiuntiva possono far sviluppare il virus. Per facilitare l’identificazione deve essere avvertito il laboratorio del sospetto di virus della rosolia. Le prove sierologiche utilizzate per individuare le IgG e le IgM comprendono i test di inibizione dell’emoagglutinazione, la immunofluorescenza indiretta, le tecniche radioimmunologiche e il test ELISA. Si sospetta un’infezione materna a partire dall’aumento di 4 o più volte del tasso di IgG specifiche tra i campioni prelevati nello stato di acuzie e di convalescenza. La persistenza di IgG specifiche anti-rosolia nel bambino dopo 6-12 mesi d’età indica un’infezione congenita. L’aumento di Ac specifici anti-rosolia di classe IgM può anche diagnosticare la rosolia nella donna in gravidanza o nel bambino. In qualche centro, è stata posta la diagnosi nel feto, prima della nascita, mediante l’isolamento del virus dal liquido amniotico, mediante l’individuazione nel sangue fetale di anticorpi specifici anti-rosolia di classe IgM o mediante l’applicazione di tecniche di biologia molecolare su un campione da biopsia dei villi coriali. Altri test neonatali comprendono un EECC con conta differenziale, un’analisi del LCR e un’indagine radiologica dello scheletro; sono anche utili un attento esame oftalmologico e cardiaco. Profilassi e terapia Contrariamente a molte altre infezioni congenite, la rosolia può essere facilmente prevenuta poiché è disponibile un vaccino efficace. Negli USA, i lattanti devono effettuare una vaccinazione antirosolia contemporaneamente alla vaccinazione contro il morbillo e la parotite a 15 mesi d’età e una seconda volta all’ingresso alla scuola elementare o media (v. Vaccinazioni nell’infanzia nel Cap. 256). Le donne adulte che non sanno di essere immuni alla rosolia devono essere vaccinate. Attenzione: la vaccinazione antirosolia è controindicata nelle donne in gravidanza o con immunodeficienza. Dopo la vaccinazione, bisogna avvertire le donne di non intraprendere una gravidanza per 3 mesi. Devono compiersi degli sforzi per controllare e vaccinare soggetti a alto rischio, come il personale ospedaliero, coloro che lavorano con i bambini, le reclute militari e gli studenti. Per la rosolia materna o congenita non è disponibile nessuna terapia specifica. Le donne esposte alla rosolia all’inizio della gravidanza devono essere informate sui rischi potenziali per il feto e deve essere presa in considerazione una interruzione di gravidanza. Alcune autorità raccomandano la somministrazione di immunoglobuline (0,55 ml/kg IM) in caso di esposizione all’inizio della gravidanza. Tuttavia, questa non garantisce la prevenzione.
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