19. PEDIATRIA

265. INFEZIONI NEI BAMBINI

INFEZIONI VIRALI

ROSOLIA

Morbillo dei tre gg

Esantema virale contagioso, spesso con sintomi generali lievi, che può provocare aborto, nascita di feti morti o difetti congeniti nei neonati di madri infettate durante i primi mesi di gravidanza.

La rosolia congenita viene trattata alla voce Infezioni neonatali nel Cap. 260.

Sommario:

Eziologia e patogenesi
Epidemiologia
Sintomi, segni e complicanze
Diagnosi
Profilassi
Terapia


Eziologia e patogenesi

La malattia è provocata da un RNA-virus diffuso mediante i nuclei di goccioline per via aerea o per contatto ravvicinato. Un malato può trasmettere la rosolia da 1 sett. prima dell’esordio dell’esantema fino a 1 sett. dopo la sua scomparsa. I bambini infettati durante la gravidanza possono trasmettere la rosolia per molti mesi dopo la nascita. La rosolia è meno contagiosa del morbillo.

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Epidemiologia

Molte persone non vengono contagiate durante l’infanzia, di conseguenza il 10-15% delle giovani donne adulte è a rischio di contagio. Le epidemie si verificano a intervalli irregolari durante la primavera; epidemie più estese si verificano a intervalli di 6-9 anni. Negli USA, l’incidenza è attualmente al livello più basso nella storia. Tuttavia, continuano a verificarsi delle epidemie e la rosolia deve ancora essere identificata e le popolazioni a rischio di contagio immunizzate. L’immunità sembra durare tutta la vita dopo un’infezione naturale.

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Sintomi, segni e complicanze

Molti casi vengono mal diagnosticati o sono tanto lievi da passare inosservati. Dopo un periodo d’incubazione di 14-21 giorni, nei bambini si ha un periodo prodromico di 1-5 giorni, che può essere minimo o assente negli adolescenti e negli adulti e che consiste abitualmente in malessere generale e linfoadenopatia. Un ingrossamento dolente dei linfonodi suboccipitali, retroauricolari e laterocervicali è caratteristico e, assieme al tipico esantema, consente di formulare la diagnosi. All’esordio il faringe si arrossa, ma la gola non è dolente.

L’eruzione è simile a quella del morbillo ma è meno estesa e più evanescente. Essa inizia al volto e al collo e si diffonde rapidamente al tronco e agli arti. All’inizio dell’eruzione può comparire un arrossamento che assomiglia a quello della scarlattina, specialmente al volto. Sul palato è presente un lieve enantema a macchie separate di colorito roseo che più tardi si fondono in un’area di arrossamento; esso dura di solito circa 3 giorni. Al 2o giorno diviene spesso più scarlattiniforme (a punta d’ago), con arrossamento. La lieve anomalia di colorazione cutanea che permane alla scomparsa dell’eruzione può svanire nell’arco di un giorno.

Nei bambini i sintomi generali sono lievi e possono includere malessere generale e artralgie occasionali. Gli adulti caratteristicamente lamentano pochi o nessun sintomo generale, ma possono presentare febbre, malessere, cefalea, rigidità articolare (talvolta con transitoria artrite franca), una leggera sensazione di stanchezza e rinite di grado lieve. Essi possono rendersi conto della malattia notando l’eruzione su torace, braccia o fronte oppure rilevando la caratteristica linfoadenopatia retroauricolare nel lavarsi o nel pettinarsi i capelli.

L’encefalite, una complicanza rara ma talvolta fatale, si è manifestata durante le grandi epidemie di rosolia tra i giovani adulti in servizio militare. L’otite media si verifica raramente. Gli uomini lamentano frequentemente anche un transitorio dolore testicolare.

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Diagnosi

La diagnosi senza conferma di laboratorio è soggetta a errore, specialmente perché gli esantemi da enterovirus e da parvovirus B19 (eritema infettivo) simulano la rosolia. Pertanto, una storia di rosolia non garantisce in modo affidabile né l’infezione né l’immunità. Quando si sospetta la rosolia devono essere raccolti campioni di siero in fase acuta e durante la convalescenza per i test sierologici; un’elevazione di 4 o più volte del titolo anticorpale specifico conferma la diagnosi.

La diagnosi differenziale include il morbillo, la scarlattina, la sifilide secondaria, le eruzioni da farmaci, l’eritema infettivo e la mononucleosi infettiva, così come le infezioni da echo-, coxsackie- e adenovirus (v. Tab. 265-8). La rosolia si distingue clinicamente dal morbillo per l’eruzione più lieve e più evanescente e per l’assenza delle macchie di Koplik, di rinite, di fotofobia e di tosse. Il paziente con il morbillo è in genere più gravemente compromesso e la malattia ha una durata maggiore. Una scarlattina anche lieve provoca solitamente sintomi generali più marcati della rosolia, p. es., una gola dolente ed estremamente arrossata. La conta dei GB è elevata nella scarlattina ma normale nella rosolia. L’osservazione del paziente per un giorno solitamente fa porre la diagnosi di scarlattina.

La sifilide secondaria può simulare l’eruzione e l’adenopatia della rosolia, ma l’adenopatia della sifilide non è dolente e l’eruzione cutanea interessa per lo più il palmo delle mani e la pianta dei piedi. Se esistono dubbi, deve essere eseguito un test sierologico qualitativo per la sifilide, seguito dal test quantitativo se necessario.

Anche la mononucleosi infettiva può causare un’adenopatia e un’eruzione cutanea simili a quelle della rosolia, ma si può distinguere da questa per la leucopenia iniziale seguita da leucocitosi, per le molte cellule mononucleate atipiche nello striscio di sangue, per la comparsa di anticorpi contro il virus di Epstein-Barr e, nei bambini più grandi, per un aumento del titolo degli anticorpi eterofili. Inoltre, l’angina che si ha nella mononucleosi è generalmente imponente e il malessere generale è maggiore e dura più a lungo che nella rosolia.

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Profilassi

I vaccini con virus vivi preparati in colture cellulari di fibroblasti diploidi umani determinano la comparsa di anticorpi in > 95% dei soggetti. La trasmissione del virus vaccinale dai vaccinati ai contatti a rischio di contagio non è stata documentata (a eccezione di un caso di apparente trasmissione dalla madre vaccinata che allattava al seno al suo bambino, senza gravi conseguenze). Con i vaccini a virus vivo, l’immunità perdura per  15 anni. La vaccinazione è raccomandata per i bambini di età compresa tra i 12 e i 15 mesi e all’ingresso nella scuola elementare o media. È stato proposto di eseguire la vaccinazione in tutte le madri a rischio di contagio subito dopo il parto. È stato anche suggerito di sottoporre a screening le donne in età fertile per gli anticorpi anti-rosolia (l’anamnesi, sia positiva che negativa, è un criterio d’immunità non attendibile) e vaccinare quelle sieronegative. Tale vaccinazione, tuttavia, non si può intraprendere senza prevenire il concepimento almeno per 3 mesi.

Il vaccino non deve essere somministrato a soggetti con meccanismi immunitari compromessi o alterati (p. es., con leucemia, linfoma, altri tumori maligni o una grave malattia febbrile; durante prolungata terapia steroidea o radiante; o durante chemioterapia). I dati suggeriscono che il vaccino può infettare il feto durante la prima fase della gravidanza, ma ciò non ha provocato la sindrome rubeolica congenita; sebbene si stimi che il rischio di danno fetale sia  3%, l’uso del vaccino è controindicato durante la gravidanza.

Raramente nei bambini compaiono febbre, eruzione, linfoadenopatia, polineuropatia, artralgia e artrite franca con la vaccinazione; dolore e tumefazione delle articolazioni a volte seguono la vaccinazione, principalmente nelle donne adulte precedentemente non vaccinate e in minor misura negli uomini adulti. Per maggiori dettagli sulla profilassi v. Vaccinazioni nell’infanzia al Cap. 256.

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Terapia

La rosolia richiede un trattamento minimo o nullo. L’otite media richiede un trattamento appropriato. Non è disponibile alcuna terapia specifica per l’encefalite.

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