20. MALATTIE DOVUTE AD AGENTI FISICI

280. DISTURBI CAUSATI DAL CALORE

CONGELAMENTO

Danno conseguente al congelamento dei tessuti.

Sommario:

Introduzione
Terapia


Il congelamento delle estremità si verifica in condizioni di freddo estremo, specialmente ad alte quote, e viene aggravato da una temperatura corporea subnormale, anche se lo stato di ipotermia può non essere evidente.

Si formano cristalli di ghiaccio all’interno o tra le cellule tissutali, mentre i GR e le piastrine aggregandosi ostruiscono i capillari e provocano ischemia. Si instaura quindi una vasocostrizione diffusa, per ridurre la perdita di calore a livello cutaneo e dei tessuti periferici. La maggior parte delle lesioni si verifica durante il riscaldamento (danno da riperfusione).

La parte colpita si presenta fredda, dura, biancastra e priva di sensibilità, quando riscaldata, diviene di colore rosso vivo, gonfia e dolente. Nell’arco di 4-6 h si formano delle vescicole contenenti materiale sieroso chiaro, che si localizzano distalmente a livello digitale e che evidenziano un danno superficiale; se invece sono a contenuto ematico e a localizzazione prossimale stanno a indicare un danno profondo con perdita tissutale. Il danno superficiale ripara senza alcun reliquato. Il congelamento dei tessuti profondi provoca la comparsa di gangrena secca e di un’escara dura al di sopra dei tessuti sani; la gangrena umida, che si presenta grigia, edematosa e di consistenza molle, si instaura meno frequentemente. Il grado di perdita tissutale è correlato alla durata e alla profondità raggiunta dal processo di congelamento. In caso di congelamento, qualunque ne sia la gravità, si possono evidenziare reliquati, quali ipersensibilità al freddo, sudorazione eccessiva, crescita ungueale anormale e parestesie.

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Terapia

Gli arti colpiti devono essere rapidamente riscaldati in acqua calda, a una temperatura sopportabile dalla mano del soccorritore (non più calda di 40,5°C), facendo attenzione a non provocare ustioni di questi tessuti privi di sensibilità. Si sconsiglia il decongelamento nel caso in cui il soggetto colpito sia costretto a camminare per raggiungere il luogo di soccorso e sia stato interessato un arto inferiore, perché il tessuto decongelato è ulteriormente danneggiato dai traumi (p. es., camminare) e un successivo ricongelamento ne aggraverebbe certamente le condizioni. Tuttavia, più a lungo la parte rimane congelata tanto più grave potrà essere il danno finale. Se la parte non viene immediatamente decongelata, deve essere comunque detersa con cura, asciugata e bendata con garze sterili, fin quando non sia possibile effettuare il decongelamento in un ambiente adeguato e più caldo. Si deve riscaldare l’intera superficie corporea e quindi somministrare, se disponibile, ibuprofene 400 mg.

Durante la valutazione globale del caso in ospedale, si provvederà a riscaldare rapidamente gli arti in ampie vasche di acqua mantenuta a 38-43°C. Dopo aver restaurato la normale temperatura, possono essere utilizzati, al fine di valutare la validità della circolazione periferica, la termografia a microonde, la flussometria a laser-Doppler, l’angiografia o l’RMN; queste metodiche possono essere di guida per il trattamento, migliorando la prognosi. È fondamentale la prevenzione delle infezioni. In caso di gangrena secca, è molto improbabile lo sviluppo di un’infezione, mentre la gangrena umida, così come il piede da immersione, può andare incontro a processo infettivo, si dovrebbero quindi utilizzare antibiotici a largo spettro. Si pratica inoltre la vaccinazione antitetanica se è ridotta l’efficacia dell’ immunizzazione.

Dopo il riscaldamento, gli arti dovranno essere mantenuti asciutti, all’aria aperta e nelle condizioni di maggiore sterilità possibile. La maggior parte delle vittime presenta disidratazione ed emoconcentrazione. La reidratazione deve essere ottenuta attraverso la somministrazione di liquidi per via orale o per via endovenosa e si devono inoltre ristabilire i livelli elettrolitici. Le terapie applicate possono variare, ma lo scopo è comunque quello di riattivare il microcircolo e ridurre al minimo il danno cellulare, i farmaci più utili e preziosi per questo scopo sono: il destrano a basso peso molecolare, l’ibuprofene e il buflomedil. Più raramente, nel trattamento delle forme acute, possono essere utilizzati farmaci più efficaci, per via intra-arteriosa o EV o è possibile eseguire una simpatectomia chimica o chirurgica, ma più spesso queste terapie possono essere utili per il trattamento delle complicanze tardive. Una particolare attenzione si dovrà prestare invece all’alimentazione e al sostegno psicologico del paziente. L’eventuale intervento chirurgico dovrà essere procrastinato il più a lungo possibile, perché spesso l’escara dura cade lasciando al di sotto tessuto vitale, la massima "congelato in gennaio, operato in luglio" rimane quindi valida. La miglior terapia a lungo termine è costituita da bagni con idromassaggio, seguiti da un’asciugatura delicata, dal riposo e soprattutto dal trascorrere del tempo. Non si conosce alcuna terapia per le complicanze dei congelamenti (p. es., parestesie, ipersensibilità al freddo).

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