20. MALATTIE DOVUTE AD AGENTI FISICI

280. DISTURBI CAUSATI DAL CALORE

IPOTERMIA

Abbassamento generalizzato della temperatura corporea.

Sommario:

Introduzione
Terapia


L’ipotermia è conseguenza della prolungata esposizione a quelle temperature in cui la perdita di calore corporeo è superiore alla produzione di quest’ultimo (v. anche Ipotermia accidentale nel Cap. 293), si verifica più frequentemente nei climi freddi o nelle immersioni subacquee, ma può insorgere anche nei giorni estivi o in climi caldi, se il calore prodotto dal metabolismo basale e dall’attività fisica (brivido) non è in grado di mantenere un’adeguata temperatura corporea. Può verificarsi anche a seguito di traumi gravi. L’immobilità, gli abiti bagnati, il vento freddo e il giacere su superfici fredde sono fattori che aumentano il rischio di ipotermia.

Questa condizione provoca il rallentamento fisiologico di tutte le funzioni, comprese l’attività cardiovascolare e respiratoria, la conduzione nervosa, le capacità intellettive, il tempo di reazione neuromuscolare e l’attività metabolica. Nei bambini molto piccoli, l’ipotermia dovuta a immersione in acque gelate può proteggere il cervello dall’ipossia.

Il rapido abbassamento della temperatura corporea provoca letargia, movimenti ritardati, confusione mentale, irritabilità, allucinazioni, rallentamento o arresto del respiro e rallentamento del battito cardiaco che diviene irregolare fino all’asistolia. Tuttavia, la vittima di ipotermia non deve essere considerata morta fino a che non sia stata riscaldata. Il riscontro di una temperatura rettale < 34°C permette di distinguere l’ipotermia da patologie con sintomatologia simili, come malattie cardiache, coma diabetico, iperinsulinismo, accidenti cerebrovascolari o tossicodipendenze, che possono peraltro essere concomitanti. I comuni termometri non permettono di rilevare le basse temperature corporee, riscontrabili in caso di ipotermia; è necessario quindi utilizzare uno speciale termometro per le basse temperature. Se è disponibile soltanto un termometro comune, sarà indicativo dello stato di ipotermia l’impossibilità del mercurio di superare i 34°C .

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Terapia

Quando cessano i brividi e compaiono letargia e confusione mentale, è imminente una situazione di grave emergenza. La priorità, mentre si esamina rapidamente la vittima, è di prevenire l’ulteriore perdita di calore. Si deve rapidamente decidere se iniziare una rianimazione cardiopolmonare (Cardiopulmonary Resuscitation, CPR) quando il paziente non respira, non presenta polso e appare presumibilmente morto. Se l’ospedale può essere raggiunto rapidamente, si deve iniziare la CPR e protrarla fino all’arrivo, mentre è tuttora controverso quando iniziare la CPR se il nosocomio è molto distante. L’assenza prolungata di flusso ematico può essere causa di danni cerebrali permanenti, anche nelle forme di ipotermia più profonda; tuttavia, iniziare una CPR quando il battito cardiaco sia presente, anche se in maniera impercettibile, può innescare una fibrillazione ventricolare, che risulterà fatale se non verrà reinstaurato il ritmo sinusale. Quindi, il consiglio di alcuni esperti, nel caso in cui l’ospedale sia molto vicino, è quello di ritardare l’inizio della CPR fin quando il bilancio dei liquidi e degli elettroliti non sia stato ristabilito nella struttura ospedaliera. Durante il trasporto, la vittima deve essere assistita con molta cura, evitando scosse o movimenti bruschi che potrebbero provocare tachicardia o fibrillazione ventricolare, perché un cuore che abbia raggiunto basse temperature è predisposto a sviluppare tali aritmie. I soggetti ipotermici e privi dello stato di coscienza non possono generare spontaneamente una quantità di calore sufficiente, pertanto andranno riscaldati dall’esterno o dall’interno, facendo uso di tecniche speciali.

In ospedale vanno eseguite immediatamente l’emogasanalisi e la determinazione degli elettroliti. Non è necessario ristabilire la normale temperatura ematica, mentre il pH e la Po2 devono essere ripristinati ai valori normali. Quando è necessaria la CPR e può essere protratta, il paziente deve essere immerso immediatamente in un’ampia vasca d’acqua, mantenuta a 45-48°C, per ottenere un riscaldamento rapido.

Soggetti che siano stati immersi in acqua gelata per 1 ora o (raramente) più a lungo, sono stati riscaldati con successo, senza riportare danni cerebrali permanenti (v. Cap. 284), infatti, sono state salvate persone con una temperatura corporea addirittura di 26°C. Quindi, non si deve considerare questi soggetti morti, fino a quando non siano stati riscaldati. Di solito, si riesce a restaurare un’adeguata temperatura corporea nei bambini, molto meno frequentemente negli adulti. Durante il riscaldamento, bisogna porre particolare attenzione perché il pH ematico, il potassio e il sodio possono variare rapidamente.

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