La lussazione della mandibola determina un’apertura della bocca notevolmente maggiore con il contatto dei soli denti più posteriori. Se la linea mediana della mandibola devia da un lato, la lussazione è unilaterale. Iniettare un anestetico locale (p. es., da 2 a 5 ml di lidocaina all’1%) nell’articolazione dello stesso lato e nell’area adiacente all’inserzione del muscolo pterigoideo esterno può permettere alla mandibola di ridursi spontaneamente.

Può essere necessaria la riduzione manuale. Può essere utile la premedicazione con una benzodiazepina (p. es., diazepam 5-10 mg EV o midazolam 3-5 mg EV) e un narcotico (p. es., per un adulto sano medio, 25 mg EV o 50 mg IM di meperidina) ma non assolutamente necessario, in particolare se si perde tempo nel preparare la EV. Tanto più a lungo la mandibola è lussata, maggiore sarà la difficoltà nel ridurla e maggiore la probabilità che essa diventi un problema cronico. La testa del paziente deve essere stabilizzata per azione di una leva. L’operatore posiziona i pollici sulla linea obliqua esterna della mandibola (lateralmente all’area del terzo molare) e le altre dita sotto il mento. I pollici, premendo in basso e in avanti, imprimono un movimento rotatorio e le altre dita premono in alto fino a rimettere in sede la mandibola.

I mascellari devono essere fissati con il bendaggio di Barton per mantenere la mandibola in posizione. Il paziente deve limitare l’apertura completa della bocca per almeno 6 sett. Quando il paziente sente che sta per sbadigliare, dovrà porre il pugno sotto il mento per evitare un’eccessiva apertura della bocca. Se non si tratta della prima lussazione, bisogna consultare un chirurgo oromaxillofacciale. Può essere necessario effettuare degli interventi chirurgici per accorciare i legamenti che circondano l’articolazione temporomandibolare o per ridurre l’eminenza articolare (rendendo più facile una futura autoriduzione).