15. DISTURBI PSICHIATRICI

185. PSICHIATRIA E MEDICINA

Un approccio alla diagnosi e alla terapia di tipo organo- e malattia-specifico spesso non ha buon esito, se viene ignorata la persona che ha quegli organi e quella malattia. Correlare i disturbi e le disabilità riferite dal paziente alla sua personalità e alle sue condizioni sociali, aiuta a stabilirne la natura e le cause.

Per valutare la personalità del paziente, il medico deve prima di tutto ascoltarlo con attenzione e mostrargli interesse in quanto persona. Un colloquio condotto frettolosamente e con indifferenza, attraverso domande a risposta chiusa (seguendo un algoritmo rigido di esame d’apparato), probabilmente indurrà il paziente a nascondere le informazioni attinenti, piuttosto che aiutarlo a comunicarle. La ricostruzione della storia di malattia con domande aperte, che permettano al paziente di raccontarsi con parole sue, non porta via più tempo, ma gli consente di descrivere le circostanze sociali associate al disturbo e di manifestare le sue reazioni emotive.

Al paziente devono essere richieste informazioni sul suo retroterra sociale, sulla sua anamnesi medica e psichiatrica, e sul suo adattamento alle diverse fasi del ciclo vitale. Le caratteristiche dei suoi genitori e l’atmosfera familiare durante l’infanzia sono elementi importanti, perché i tratti di personalità che influenzano il modo in cui vengono fronteggiate le malattie e le avversità si formano in parte nei primi stadi della vita. Le informazioni sul suo comportamento scolastico, sulle modalità con cui ha affrontato la pubertà, l’adolescenza e i diversi ruoli familiari e sociali, sulla stabilità e il rendimento lavorativi, sull’adattamento sessuale, sul tipo di vita sociale e sulla qualità e stabilità del matrimonio, aiutano a valutare la personalità del paziente. Il medico deve informarsi con tatto sull’uso o abuso di alcol, sostanze stupefacenti e tabacco, sul comportamento alla guida e su qualsiasi tendenza a comportamenti antisociali. È importante altresì valutare le reazioni del paziente alle vicende ordinarie della vita, come fallimenti, contrattempi, perdite, malattie precedenti.

Il profilo di personalità che emerge da queste domande può contenere tratti come egocentrismo, immaturità, eccessiva dipendenza, ansia, tendenza alla negazione della malattia, comportamento istrionico e scarsa tolleranza della frustrazione; oppure coraggio, elasticità mentale, coscienziosità, modestia, adattabilità. L’anamnesi può rivelare schemi ripetitivi di comportamento sotto stress, sia che il disagio venga espresso attraverso sintomi fisici (p. es., cefalea, dolori addominali) o psicologici (p. es., comportamenti fobici, depressione), sia attraverso il comportamento sociale (p. es., ritiro, tendenze ribelli). Bisogna prendere nota degli atteggiamenti, p. es., gli atteggiamenti verso l’assunzione di farmaci in generale o di tipo particolare (steroidi, sedativi) e verso i medici o gli ospedali. Con queste informazioni il medico può interpretare meglio i disturbi del paziente, anticipare le sue reazioni alla malattia e impostare una terapia adeguata.

L’osservazione durante il colloquio fornisce ulteriori dati importanti. Il paziente può essere depresso e pessimista oppure allegro, compiacente, incline a negare la malattia; può mostrarsi amichevole e aperto oppure riservato, freddo e sospettoso. La comunicazione non verbale può evidenziare atteggiamenti e stati d’animo smentiti dalle sue parole. Per esempio, un paziente che ammutolisce o inizia a piangere quando si parla della morte di un genitore, rivela che questa è stata una perdita importante e lascia intendere di avere un lutto irrisolto. Una lacrima, un pianto aperto o altre manifestazioni emotive devono essere riportati come segni somatici nella cartella del paziente. Analogamente, se un paziente nega di essere arrabbiato, ansioso o depresso mentre invece la sua postura, i suoi gesti e l’espressione del viso rivelano il contrario, ulteriori domande possono portare alla luce fattori stressanti e circostanze generatrici di depressione, probabilmente correlate all’evoluzione della malattia attuale. Tuttavia, queste indagini possono anche condurre a conclusioni erronee. Una valutazione perspicace e basata sull’esperienza aiuta a stabilire se i conflitti psicologici siano significativi, di importanza limitata, o semplicemente concomitanti rispetto al disturbo fisico del paziente.

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