18. GINECOLOGIA E OSTETRICIA

251.GRAVIDANZA COMPLICATA DALLA MALATTIA

ANEMIA

Il valore dell’ematocrito nelle donne non gravide varia tra il 38% e il 45%, ma nelle donne gravide i valori normali possono essere molto più bassi (p. es., 34% in una gravidanza singola e 30% in una gravidanza multipla), perfino in presenza di normali depositi di ferro, acido folico e vitamina B12. Questi livelli sono causati dall’emodiluizione fisiologica della gravidanza e non indicano una riduzione della capacità di trasporto dell’O2 o una vera e propria anemia. Normalmente, una paziente gravida ha un’iperplasia eritroide del midollo e un aumento misurabile della massa eritrocitaria; un aumento sproporzionato del volume plasmatico provoca l’emodiluizione. A meno che durante il parto non si verifichi una perdita eccessiva di sangue, in genere l’ematocrito aumenta nell’immediato periodo post-partum. L’assenza di questo effetto di diluizione nell’ultimo periodo della gravidanza, indica un’insufficiente espansione del volume plasmatico, che è stata associata a un ritardo di crescita, a un’ipertensione gravidica o alla morte fetale intrauterina.

L’anemia durante la gravidanza è definita come un livello di Hb < 10 g/dl. Tuttavia, qualunque paziente con un livello di Hb < 11-11,5 g/dl all’inizio della gravidanza deve essere trattata come anemica, perché l’emodiluizione che si verifica durante la gravidanza riduce il livello dell’Hb a valori caratteristici dello stato anemico. L’anemia si verifica addirittura fin nell’80% di alcune popolazioni di gravide.

Una carenza marziale è responsabile del 95% dei casi di anemia in corso di gravidanza. La carenza è di solito dovuta a un inadeguato apporto dietetico (specialmente nelle ragazze ventenni), a una precedente gravidanza o alla normale perdita di ferro con il sangue mestruale (che si avvicina alla quantità normalmente assunta con la dieta in un mese, così che i depositi di ferro non vengono mai costituiti).

È dibattuta la necessità di una terapia supplementare sistemica di ferro durante la gravidanza. Nondimeno, il ferro supplementare (solfato ferroso, 325-650 mg/die) è, di solito, raccomandato per la maggior parte delle donne gravide, anche se il livello di Hb è normale all’inizio della gravidanza. Questa misura profilattica previene la deplezione dei depositi di ferro e l’anemia che può risultare da un sanguinamento anomalo o da una gravidanza successiva. A meno che l’apporto nutrizionale con la dieta durante la gravidanza non venga implementato, le donne gravide a termine avranno un deficit delle riserve marziali.

Gli indici diagnostici per l’anemia da carenza di ferro includono un Htc  33%, un MCV < 79 mm3 e una sideremia < 60 mg/dl (< 11 mmol/l). Caratteristicamente, nel sangue periferico sono osservati dei GR ipocromici e microcitici. La diagnosi può essere confermata dagli indici dei GR e dalla misurazione della sideremia e della capacità di legare il ferro.

Le pazienti gravide con una deficienza marziale possono essere trattate con successo mediante la somministrazione di una compressa di solfato ferroso da 325 mg a metà mattinata e di un polivitaminico (formula gravidica con acido folico) assunto prima di andare a letto nel succo di agrumi. Dosi maggiori, assunte più frequentemente, aumentano gli effetti collaterali GI, soprattutto la stipsi senza particolari vantaggi, in quanto la prima dose blocca l’assorbimento della successiva riducendo l’apporto totale. Circa il 20% delle donne gravide non riesce ad assumere o ad assorbire il ferro in modo adeguato; raramente, è necessaria una terapia parenterale. In questi casi, il ferro-destrano è somministrato IM in dosi frazionate a giorni alterni per un totale  1000 mg nel corso di 3 sett. Viene generalmente osservata una pronta risposta, messa in evidenza dall’aumento della conta reticolocitaria. Se l’anemia non risponde alla terapia marziale, si deve sospettare un deficit di acido folico.

Poiché il ferro è trasportato in modo preferenziale attraverso la placenta, l’Htc del neonato è di solito normale nonostante l’anemia materna, ma le sue riserve totali di ferro sono generalmente ridotte, indicando la necessità di una precoce supplementazione di ferro con la dieta.

La carenza di folati con una grave anemia, gravi variazioni midollari megaloblastiche midollari e un’importante glossite, è relativamente rara, ma i risultati di laboratorio indicativi di una carenza di acido folico si riscontrano nello 0,5-1,5% delle donne gravide. Il segno più precoce di questa carenza è la presenza di macrociti nel sangue periferico. La diagnosi viene confermata dai bassi livelli di folati nel siero o negli eritrociti. La carenza di acido folico è stata chiamata in causa nella sindrome alcolica fetale e nella sindrome fetale da idantoina, che è associata alla terapia anticonvulsivante a base di fenitoina. La carenza di folati aumenta il rischio della spina bifida. La somministrazione profilattica di 0,8 mg/die di acido folico è raccomandata in tutte le donne gravide. Le pazienti che hanno avuto un feto con la spina bifida devono assumere 4,0 mg/die, iniziando prima del concepimento.

Per l’anemia megaloblastica dovuta al deficit di acido folico, il trattamento consiste nella somministrazione di acido folico, 1 mg bid. Un’anemia megaloblastica grave può richiedere il ricovero in ospedale per l’esame del midollo osseo e per l’ulteriore trattamento. Le anemie possono essere così gravi (Hb  6 g/dl) da richiedere delle trasfusioni.

Le anemie refrattarie da deficit di ferro o l’anemia megaloblastica richiedono la consulenza di un ematologo per il trattamento definitivo. Una terapia vitaminica massiccia (con un complesso polivitaminico) o la somministrazione di ferro per iniezione sono, talvolta, necessarie (v. anche Cap. 127).

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