19. PEDIATRIA
261. ANOMALIE CONGENITE
Difetti strutturali presenti alla nascita.
ANOMALIE NEL TRASPORTO RENALE
CISTINURIA
Difetto ereditario dei tubuli renali, caratterizzato da un deficit del riassorbimento tubulare renale dell’aminoacido cistina, di cui aumenta l’escrezione urinaria con frequente formazione di calcoli (di cistina) nelle vie urinarie.
Sommario:
Introduzione
Fisiopatologia
Sintomi, segni e diagnosi
Prognosi e terapia
La cistinuria è ereditata con meccanismo di tipo autosomico recessivo. Negli eterozigoti vi può essere aumento dell’escrezione di cistina con le urine, che raramente è tale da indurre la formazione di calcoli.
Fisiopatologia
Il difetto principale è un ridotto riassorbimento tubulare renale di cistina, cui consegue un’aumentata concentrazione urinaria. La cistina è scarsamente solubile in ambiente acido e quando la sua concentrazione urinaria supera la sua solubilità precipita, sia sotto forma di cristalli che di calcoli.
Anche il riassorbimento di aminoacidi bibasici (lisina, ornitina e arginina) è ostacolato, ma senza conseguenze, poiché esiste un sistema di trasporto alternativo a loro dedicato, separato da quello della cistina. Gli aminoacidi bibasici possiedono una solubilità urinaria maggiore della cistina e l’aumento della loro escrezione non determina cristallizzazione o formazione di calcoli. Il loro assorbimento intestinale (e anche quello della cistina) risulta inoltre diminuito.
Sintomi, segni e diagnosi
I sintomi, più comunemente coliche renali, appaiono di solito a un’età compresa tra i 10 e i 30 aa. Si possono avere infezioni delle vie urinarie e insufficienza renale a causa dell’uropatia ostruttiva.
I calcoli radioopachi di cistina si formano nella pelvi renale o nella vescica. Frequenti sono i calcoli a "corna di cervo". La cistina in eccesso escreta nelle urine si può presentare come cristalli esagonali giallo-marrone, visibili all’esame microscopico del sedimento urinario (n.d.t.) e può essere evidenziata con il test al nitroprussiato di cianuro. La diagnosi viene confermata con la cromatografia o l’elettroforesi.
Prognosi e terapia
Nei pazienti che sopravvivono a lungo si arriva di regola a una insufficienza renale cronica. La concentrazione urinaria di cistina può essere ridotta aumentando il volume urinario (mediante iperidratazione n.d.t.). L’ingestione di liquidi deve essere tale da fornire un flusso urinario fino a 4 l/die. L’idratazione è importante durante la notte, quando il pH urinario si abbassa. Inoltre l’alcalinizzazione dell’urina a un pH > 7,5 con somministrazione orale di bicarbonato di sodio, in dosi frazionate e di acetazolamide 5 mg/kg (fino a 250 mg) PO prima di coricarsi, farà aumentare in modo significativo la solubilità della cistina. Quando l’aumento dell’apporto di liquidi e l’alcalinizzazione non sono in grado di ridurre la formazione di calcoli, possono essere tentate altre terapie, p. es., la penicillamina, sebbene la sua tossicità ne limiti l’utilità. La metà circa dei pazienti trattati con penicillamina presenta qualche segno di tossicità, come febbre, eruzione cutanea, artralgia e, meno spesso, sindrome nefrosica, pancitopenia o reazione tipo LES.
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