7. MALATTIE DELL'ORECCHIO, DEL NASO E DELLA GOLA

82. APPROCCIO AL PAZIENTE CON MALATTIE DELL'ORECCHIO

Sommario:

Introduzione
    IPOACUSIA
    VALUTAZIONE CLINICA DELL'UDITO
    DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA IPOACUSIA COCLEARE E RETROCOCLEARE
    ESAMI CHE VALUTANO IL DIFETTO DI PERCEZIONE UDITIVA CENTRALE
    PROTESI ACUSTICHE

    IMPIANTI COCLEARI


I principali sintomi delle malattie dell'orecchio sono l'ipoacusia, gli acufeni, le vertigini, l'otalgia e l'otorrea. Qualora un paziente presenti disturbi auricolari si deve raccogliere un'anamnesi completa e deve essere eseguito un accurato esame obiettivo con particolare attenzione all'orecchio, al naso, al rinofaringe e ai seni paranasali. Devono inoltre essere esaminati i denti, la lingua, le tonsille, l'ipofaringe, il laringe, le ghiandole salivari e le articolazioni temporomandibolari, poiché il dolore e il fastidio, a partenza da tali sedi, possono essere avvertiti a livello dell'orecchio. Una rx o una TC delle rocche petrose sono spesso indicate nei traumi dell'orecchio, nelle sospette fratture della base cranica, nella perforazione della membrana timpanica, nelle ipoacusie, nelle vertigini, nella paralisi facciale e nelle otalgie di origine sconosciuta. La valutazione delle funzioni uditiva e vestibolare è molto importante per la diagnosi delle affezioni auricolari.

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Ipoacusia

(V. anche Ipoacusia improvvisa, Ipoacusia da rumore e Presbiacusia nel Cap. 85 e Deficit uditivi nei bambini nel Cap. 260.)

L'ipoacusia dovuta a una patologia del condotto uditivo esterno o dell'orecchio medio è di tipo trasmissivo; mentre quella dovuta a una lesione dell'orecchio interno o dell'VIII nervo è di tipo neurosensoriale. La diagnosi differenziale tra ipoacusia di tipo trasmissivo e quella di tipo neuro

sensoriale si può effettuare sulla base della differenza di soglia uditiva alla stimolazione per via aerea e per via ossea.

L'ipoacusia neurosensoriale può essere ulteriormente differenziata in sensoriale (cocleare) o nervosa o retrococleare (VIII nervo). Tale distinzione è importante in quanto l'ipoacusia retrococleare è spesso causata da tumori potenzialmente curabili (v. Diagnosi differenziale tra ipoacusie cocleari e retrococleari oltre).

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Valutazione clinica dell'udito

La valutazione audiologica di base comprende la misurazione della soglia uditiva per i toni puri per via aerea e per via ossea, la soglia di percezione e di discriminazione verbale, la timpanometria e lo studio del riflesso cocleo-stapediale e il tempo del suo esaurimento (Reflex Decay Test). Le informazioni ottenute da queste procedure diagnostiche permettono di stabilire se sono indicati ulteriori esami per una più fine discriminazione tra ipoacusia cocleare e retrococleare.

L'udito per via aerea si esamina inviando all'orecchio uno stimolo acustico, tramite cuffia o altoparlante. Una perdita uditiva o un innalzamento della soglia uditiva evidenziato in questo modo può essere causato da un difetto localizzato in qualsiasi parte dell'apparato uditivo-condotto uditivo esterno, orecchio medio, orecchio interno, VIII nervo o vie uditive centrali.

L'udito per via ossea si esamina ponendo una fonte sonora (p. es., l'oscillatore di un audiometro o lo stelo di un diapason) a contatto con la testa del paziente (generalmente sulla mastoide). Il suono causa vibrazioni in tutto il cranio, comprese le pareti della coclea ossea e stimola direttamente l'orecchio interno. L'udito per via ossea non utilizza l'orecchio esterno e l'orecchio medio e permette di esaminare l'integrità dell'orecchio interno, dell'VIII nervo e delle vie uditive centrali.

Qualora la soglia uditiva per via aerea fosse elevata, mentre quella per via ossea normale, l'ipoacusia è di tipo trasmissivo. Quando sia la soglia per via aerea che quella per via ossea risultano egualmente elevate, l'ipoacusia è di tipo neurosensoriale. Occasionalmente l'ipoacusia è mista, con componente sia trasmissiva che neurosensoriale. In questi casi, sia la soglia per via ossea che quella per via aerea sono innalzate, con soglia per via aerea più alta rispetto a quella ossea.

Le prove di Weber e di Rinne consentono una diagnosi differenziale tra ipoacusia di tipo trasmissivo e neurosensoriale. Per questi test sono utilizzati diapason con frequenza di 256, 512, 1024 e 2048 Hz. Nel test di Weber si pone lo stelo di un diapason sulla linea mediana della testa del paziente, il quale deve indicare l'orecchio in cui il tono viene avvertito meglio. Un paziente con ipoacusia trasmissiva unilaterale lateralizza il tono nell'orecchio affetto, per ragioni ancora non chiare. Al contrario, un paziente con un'ipoacusia neurosensoriale unilaterale lateralizza il tono nell'orecchio normale, perché il diapason stimola in egual misura entrambi gli orecchi interni e il paziente percepisce lo stimolo con l'organo e il nervo più sensibili, cioè del lato sano.

Il test di Rinne confronta l'udito per via aerea con quello per via ossea. Lo stelo del diapason vibrante viene appoggiato sul processo mastoideo (conduzione ossea), in seguito i rebbi del diapason ancora vibrante vengono avvicinati al padiglione auricolare (conduzione aerea) e al paziente viene chiesto di indicare quale stimolazione è stata percepita in maniera più forte. Normalmente lo stimolo risulta più intenso per conduzione aerea (CA) che ossea (CO), quindi la relazione è CA > CO. Nel caso di un'ipoacusia trasmissiva, questa relazione si inverte; lo stimolo per via ossea sarà percepito più forte rispetto allo stimolo per via aerea (CO > CA). Nel caso di un'ipoacusia neurosensoriale sia la percezione per via ossea che quella per via aerea sono ridotte, ma la relazione rimane la stessa come nell'udito normale (CA > CO).

In audiometria, la perdita uditiva è quantificata. Un audiometro invia stimoli acustici di determinate frequenze (toni puri) a determinate intensità in modo tale da ottenere la soglia uditiva del paziente per le singole frequenze. L'udito per ciascun orecchio viene testato da 125 o 250 a 8000 Hz per via aerea (tramite cuffie) e per via ossea (tramite vibratore a contatto con il processo mastoideo o la fronte). La perdita uditiva si misura in decibel (dB). Un decibel è una unità logaritmica che rappresenta il rapporto tra un valore di riferimento e un valore misurato. Poiché vengono utilizzati diversi valori di riferimento, quest'ultimo deve essere specificato qualora la perdita uditiva venga espressa in decibel. La quantità di energia sonora aumenta 10 volte ogni 20 dB. I valori ottenuti sono riportati in un grafico chiamato audiogramma (v. Fig. 82-1 e 82-2). L'audiogramma è una rappresentazione logaritmica dell'energia sonora necessaria a raggiungere la soglia uditiva. Qualora l'udito sia differente tra un orecchio e l'altro o tra la via aerea e la via ossea, toni intensi presentati a un orecchio possono essere uditi (lateralizzati) nell'altro. In questi casi, si invia un suono mascherante, generalmente il cosiddetto rumore bianco, all'orecchio non testato, in modo che le risposte ottenute riflettano in modo più preciso l'udito dell'orecchio in esame.

L'audiometria vocale comprende la soglia della percezione verbale (SPV) e quella della discriminazione verbale. La SPV, l'intensità alla quale il linguaggio viene riconosciuto come simbolo dotato di significato, viene determinata inviando al paziente una lista di parole, di solito parole bisillabiche ugualmente accentate (spondei), come p. es., "pacco", "seppia" o "piano", a determinate intensità e registrando l'intensità alla quale il paziente ripete correttamente il 50% delle parole. La SPV, dovrebbe avvicinarsi alla soglia uditiva media per le frequenze verbali di 500, 1000 e 2000 Hz.

La discriminazione verbale, la capacità di discriminare i vari stimoli verbali o fonemi si determina inviando al paziente una lista di 50 parole monosillabiche foneticamente equilibrate, contenenti i fonemi nella stessa frequenza relativa della lingua italiana corrente, con un'intensità di 25-40 dB al di sopra della SPV. La percentuale delle parole correttamente ripetute dal paziente corrisponde alla soglia della discriminazione verbale, che va normalmente dal 90 al 100%, ed è un buon indice della capacità di comprensione del parlato in condizioni ideali di ascolto. Questa percentuale rimane nel range dei valori normali nelle ipoacusie trasmissive, mentre si abbassa nelle ipoacusie neurosensoriali poiché l'analisi dei suoni verbali da parte dell'orecchio interno e del nervo acustico è imperfetta. La discriminazione tende a essere peggiore nelle ipoacusie retrococleari rispetto a quella osservata nelle ipoacusie di origine cocleare (v. oltre).

La timpanometria misura l'impedenza dell'orecchio medio all'energia acustica. Dopo aver invitato il paziente a rilassarsi, una sonda contenente una fonte sonora e un microfono viene posta nel condotto uditivo esterno per misurare quanta energia acustica viene assorbita (attraversa) o riflessa dall'orecchio medio. Normalmente, la massima compliance dell'orecchio medio si ottiene quando la pressione nel condotto uditivo esterno è uguale alla pressione atmosferica. Aumentando o diminuendo la pressione nel condotto si hanno diversi modelli di compliance. Quando la pressione nell'orecchio medio è relativamente negativa, come nell'ostruzione della tuba di Eustachio e nel versamento nell'orecchio medio, la massima compliance si ottiene con una pressione negativa nel condotto uditivo e un piccolissimo movimento della membrana timpanica. Qualora

Il riflesso stapediale può individuare le variazioni della compliance prodotte dalla contrazione riflessa del muscolo stapedio; il riflesso stapediale viene evocato dalla presentazione di un tono di intensità variabile all'orecchio in esame o al controlaterale. La presenza o l'assenza del riflesso stapediale è importante nella diagnosi topografica della funzionalità dell'orecchio medio e della paralisi del nervo facciale. Il riflesso stapediale si adatta o decresce nelle ipoacusie retrococleari e determinare l'adattamento o il decremento, specialmente al di sotto dei 2000 Hz, può essere d'aiuto nella diagnosi differenziale tra ipoacusie cocleari e retrococleari. Questo test può confermare la soglia audiometrica soggettiva e può indicare se un paziente simula.

Il paziente che non può o non vuole rispondere volontariamente agli stimoli acustici può essere valutato misurando: il potenziale microfonico cocleare e il potenziale d'azione dell'VIII nervo con l'elettrococleografia; i potenziali evocati del tronco encefalico e della corteccia uditiva (potenziali uditivi del tronco encefalico) da stimoli acustici e le otoemissioni acustiche spontanee o evocate, suoni prodotti dalle cellule ciliate esterne della coclea in risposta alla stimolazione sonora (v. oltre). Queste metodiche sono risultate utili nello studio di lattanti e bambini con sospetta ipoacusia profonda (v. anche Valutazione dell'udito nei bambini Cap. 256), di soggetti sospettati di simulare o esagerare una perdita uditiva (ipoacusia psicogena) e di pazienti con ipoacusia neurosensoriale a eziologia sconosciuta. Un'altra ap

plicazione è la valutazione dell'integrità delle vie uditive centrali. Sono state identificate 7 onde sequenziali che rappresentano l'attivazione del nervo acustico e successivamente delle vie uditive centrali in risposta agli stimoli acustici. Le lesioni dell'VIII nervo e delle vie uditive del tronco encefalico provocano variazioni nella configurazione e nella latenza delle onde; le variazioni della latenza spesso hanno un valore diagnostico. La rilevazione dei potenziali evocati uditivi è usata nel coma per determinare l'integrità funzionale del tronco encefalico e negli interventi intracranici per monitorizzare l'integrità del nervo acustico e delle vie uditive centrali. Lo studio dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico non può essere eseguito in pazienti con ipoacusia grave.

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Diagnosi differenziale
tra ipoacusia cocleare e retrococleare

Il termine neurosensoriale indica che l'ipoacusia sia dovuta a una lesione dell'orecchio interno (coclea) o dell'VIII nervo cranico. La diagnosi differenziale fra ipoacusia sensoriale (cocleare) e retrococleare (VIII nervo cranico) è clinicamente importante. L'ipoacusia cocleare è dovuta a lesioni dell'organo più periferico (trauma acustico, labirintite virale, farmaci ototossici, malattia di Ménière) che in genere non rappresentano una minaccia per la vita. Invece l'ipoacusia retrococleare è frequentemente dovuta a tumori potenzialmente fatali dell'angolo ponto-cerebellare (v. Cap. 177) e a una grande varietà di altre malattie neurologiche.

L'ipoacusia cocleare può essere differenziata da quella retrococleare in base ai test di discriminazione verbale, alla funzione qualità-intensità per parole foneticamente equilibrate, al "recruitment", al Reflex Decay Test, all'adattamento patologico, alle otoemissioni acustiche e allo studio dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico (v. Tab. 82-1).

Nei test della discriminazione verbale di parole foneticamente bilanciate (v. sopra), il decremento della discriminazione verbale è moderato quando l'ipoacusia è cocleare, mentre è grave quando è retrococleare.

La funzione qualità-intensità per parole foneticamente bilanciate si valuta per incrementi di 5 o 10 dB partendo da 20-30 dB al di sopra della soglia della percezione verbale. Nell'ipoacusia cocleare, la discriminazione in genere migliora alle alte intensità. Nell'ipoacusia retrococleare la discriminazione peggiora in modo caratteristico alle alte intensità. La curva ottenuta con l'audiometria vocale, intesa come funzione di intensità, viene definita funzione di articolazione. Il "rollover," che si riferisce a un decremento della discriminazione con l'aumentare dell'intensità, è caratteristico per le lesioni dell'VIII nervo cranico, quali lo schwannoma vestibolare.

Il recruitment (anomalo aumento di percezione dell'intensità dei suoni o capacità di udire suoni forti normalmente malgrado una perdita uditiva) può essere dimostrato facendo confrontare al paziente l'intensità degli stessi suoni nell'orecchio lesionato e in quello normale. Nell'ipoacusia cocleare la sensazione di intensità nell'orecchio colpito aumenta ad ogni incremento di intensità in maniera maggiore rispetto a quello che si verifica nell'orecchio normale. Nell'ipoacusia retrococleare, la sensazione di intensità nell'orecchio colpito o non aumenta in maniera maggiore rispetto a quello che si verifica nell'orecchio normale (assenza di recruitment) o addirittura l'incremento della sensazione di intensità è inferiore rispetto all'orecchio sano (decruitment).

Il riflesso stapediale (v. sopra), si adatta o decresce nel tempo quando si presenta un tono continuo (in particolare sotto i 2000 Hz). Il decremento è assente o lieve nell'ipoacusia cocleare e grave nell'ipoacusia retrococleare.

L'adattamento patologico (tone decay) si manifesta quando un paziente non può continuare a percepire un tono costante al di sopra della soglia uditiva. Il tone decay è assente o lieve nelle lesioni cocleari e grave in quelle retrococleari.

L'elettrococleografia misura i potenziali elettrofisiologici stimolo-dipendenti della porzione più periferica del sistema uditivo; essi comprendono il potenziale microfonico cocleare, il potenziale di sommazione e il potenziale d'azione. Gli elettrodi di superficie, come quelli impiegati per lo studio dei potenziali evocati del tronco encefalico, non possono registrare questi potenziali; gli elettrodi devono essere posizionati sopra o attraverso la membrana timpanica. L'elettrococleografia può essere di grande aiuto nella valutazione e nel monitoraggio dei pazienti con vertigini, nel monitoraggio intraoperatorio e nel miglioramento dell'onda I per i pazienti affetti da ipoacusia profonda.

Il microfonico cocleare, probabilmente generato dalle cellule ciliate esterne del giro basale della coclea, è una risposta a corrente alternata che rispecchia l'onda dei suoni di intensità da bassa a moderata. Si ritiene che essa rifletta lo spostamento nel tempo della partizione cocleare. Lo spostamento viene registrato tramite un elettrodo ad ago posizionato attraverso o sulla membrana

timpanica. L'ampiezza del microfonico cocleare dipende dall'attività delle cellule ciliate. La sua utilità è stata messa in dubbio a causa della difficoltà di interpretazione delle risposte.

Lo studio dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico è una metodica potente per differenziare l'ipoacusia cocleare da quella retrococleare. Vengono esaminate cinque differenti onde elettriche, generate dal nervo acustico, il tronco encefalico e altre regioni encefaliche in risposta a stimolazione acustica. Esse possono essere registrate da un computer in maniera tale da ottenere una media delle risposte a più stimoli. Ciascuna onda probabilmente origina da una distinta struttura delle vie uditive, quale il nervo acustico, i nuclei cocleari, il complesso olivare superiore, il lemnisco laterale e il collicolo inferiore. Nelle lesioni del nervo acustico possono andare perse una o più onde, può aumentare la latenza delle onde e si può prolungare la latenza tra le onde. Nelle lesioni cocleari le onde sono facilmente riconoscibili e i rapporti di latenza rimangono nella norma.

Le otoemissioni acustiche sono dei suoni generati dalle cellule ciliate esterne in una coclea sana. Esse possono essere misurate posizionando nel condotto uditivo esterno una fonte sonora per presentare uno stimolo e un microfono per registrare la risposta. Le informazioni ottenute sono specifiche per la frequenza e possono essere associate a quelle ottenute con altri esami per individuare il tipo di perdita uditiva. L'assenza di otoemissioni acustiche indica un danno cocleare. Se le otoemissioni acustiche sono presenti, la coclea è integra. Se la perdita è neurosensoriale e le otoemissioni acustiche sono presenti, il danno è nell'VIII nervo. Le malattie dell'orecchio medio, come l'otite media, eliminano le otoemissioni acustiche. Comunemente le otoemissioni acustiche vengono studiate per lo screening uditivo nei lattanti e nei bambini piccoli.

I pazienti con sintomi riferibili a interessamento di un nervo cranico, quale l'VIII, meritano una valutazione neurologica accurata. Un'ulteriore valutazione deve comprendere gli esami vestibolari (v. oltre) e la RMN del capo con contrasto al gadolinio per individuare lesioni del VII o dell'VIII nervo cranico.

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Esami che valutano il difetto di percezione uditiva centrale

Lesioni delle vie uditive centrali possono verificarsi a livello dei nuclei cocleari, dei fasci nervosi del tronco dell'encefalo che si incrociano sulla linea mediana, del complesso olivare superiore, del lemnisco laterale, del collicolo inferiore, del corpo genicolato mediale, della radiazione acustica o, infine, della corteccia uditiva. Tipicamente, tali lesioni non provocano l'innalzamento della soglia uditiva per i toni puri e per gli spondei o la diminuzione della discriminazione di singole parole. Per poter valutare il deficit della funzione uditiva causata da queste lesioni occorrono esami speciali. Questi test valutano la discriminazione di parole presentate in maniera degenerata o distorta e la discriminazione in presenza di messaggi competitivi all'orecchio controlaterale e studiano la capacità di fondere i messaggi incompleti o parziali presentati ad ogni orecchio in un messaggio carico di significato e la capacità di localizzare suoni nello spazio (localizzazione sul piano mediale), quando stimoli acustici arrivano simultaneamente a entrambe le orecchie.

Il messaggio verbale può essere degradato o distorto mediante filtri di bassa o di alta frequenza, interruzioni periodiche o compressione temporale. Nell'orecchio controlaterale a una lesione corticale si ha una perdita della capacità di discriminazione di parole degenerate o distorte,

come anche la discriminazione in presenza di un messaggio competitivo nell'orecchio ipsilaterale. Le lesioni del tronco encefalico determinano una perdita della capacità di fusione del messaggio incompleto presentato ad ogni orecchio in un messaggio significativo e inoltre compromettono la capacità di localizzare esattamente nello spazio il suono.

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Protesi acustiche

L'amplificazione del suono dalle protesi acustiche è di grande aiuto in quasi tutti i pazienti con ipoacusia trasmissiva o neurosensoriale, da lieve a profonda, compreso quelli con ipoacusia neurosensoriale prevalentemente per le frequenze alte e in quelli con ipoacusia monolaterale. Tutte le protesi acustiche hanno un microfono, un amplificatore, un altoparlante, un auricolare e il controllo di volume. In molti modelli, si può spegnere il microfono e utilizzare una bobina magnetica per migliorare la chiarezza quando si parla al telefono. I modelli migliori si regolano a seconda del particolare tipo di perdita uditiva, amplificando selettivamente le frequenze più difficilmente udibili.

Quando un paziente si valuta per una protesizzazione è necessario un parere specialistico, generalmente di un audiologo. La scelta della protesi acustica appropriata richiede di avvicinare le caratteristiche elettroacustiche dell'apparecchio al tipo di ipoacusia, in base al guadagno (amplificazione) acustico, al livello di saturazione, alla risposta in frequenza e alle necessità di ascolto. Il guadagno acustico, si riferisce alla differenza fra la potenza di entrata e di uscita dell'apparecchio. Più è grave l'ipoacusia, maggiore è in genere il guadagno richiesto. Il livello di saturazione, cioè il massimo di uscita indipendentemente dall'entrata, è una considerazione importante per i pazienti che hanno una ridotta tolleranza ai suoni (come nel "recruitment"). Nei gravi problemi di tolleranza sono disponibili speciali circuiti (controllo automatico del guadagno) che mantengono l'uscita acustica dell'apparecchio a livelli tollerabili. La risposta in frequenza si riferisce al guadagno dell'apparecchio in funzione della frequenza. Come regola generale, la risposta in frequenza dev'essere scelta per ottenere un guadagno in relazione con la configurazione audiometrica del paziente. Un miglioramento alle alte frequenze si ottiene praticando un foro nel calco auricolare ed è molto utile nei casi di ipoacusia neurosensoriale, maggiore per le frequenze alte rispetto alle basse.

Le protesi acustiche a conduzione aerea, abitualmente accoppiate al condotto uditivo esterno mediante un tubo aperto o a tenuta ermetica, sono in genere più efficaci rispetto a quelle a conduzione ossea e sono quindi le più utilizzate, eccetto i casi in cui sono controindicate. La protesi a scatola, adatta per l'ipoacusia profonda, è la più potente. Essa si porta nella tasca della camicia o con un supporto ed è connessa mediante un filo all'auricolare (il ricevitore), che è accoppiato al condotto uditivo esterno per mezzo di un inserto di plastica (detto chiocciola). Per le forme di ipoacusia da media a grave è adatta la protesi retroauricolare (livello orecchio) che si fissa dietro il padiglione e viene collegata alla chiocciola mediante un tubo flessibile. Una protesi endoauricolare è contenuta interamente nella chiocciola e si adatta meno vistosamente all'interno della conca e del condotto uditivo; essa è indicata nell'ipoacusia di grado da lieve a medio. Le protesi endocanalari sono interamente contenute nel condotto uditivo e accettate esteticamente da molti pazienti i quali altrimenti rifiuterebbero di utilizzare una protesi acustica, ma per alcuni pazienti (in particolare i più anziani) sono difficili da manipolare. La protesi di tipo CROS (Controlateral Routing Of Signals) viene utilizzata dai pazienti con ipoacusia grave monolaterale; il microfono dell'apparecchiatura è collocato nell'orecchio non funzionante e il suono viene convogliato verso l'orecchio migliore mediante un filo elettrico o un micro radiotrasmettitore. Questo apparecchio fa in modo che il portatore senta i suoni provenienti dal lato dell'orecchio malato e che sviluppi una seppur limitata capacità alla localizzazione spaziale degli stessi. Qualora anche l'orecchio migliore abbia una certa perdita uditiva, il suono proveniente da entrambi i lati può essere amplificato per mezzo di una protesi denominata BICROS.

La protesi a conduzione ossea può essere impiegata nei casi in cui non sono utilizzabili chiocciola o raccordi in plastica, come nel caso di atresia del condotto o di otorrea persistente. Un vibratore è posto a contatto con il capo, di solito in corrispondenza della mastoide, mediante una fascia elastica e il suono viene condotto, attraverso le ossa craniche, fino alla coclea. Rispetto alle protesi a conduzione aerea, le protesi a conduzione ossea richiedono maggiore energia elettrica, introducono maggior distorsione e sono meno confortevoli da portare. Alcune di queste protesi possono essere impiantate nel processo mastoideo, evitando così il fastidio della fascia elastica.

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Impianti cocleari

I pazienti affetti da ipoacusia profonda che non traggono beneficio dagli apparecchi acustici tradizionali per la lettura labiale oppure per sentire i suoni ambientali (p. es., campanello della porta, squillo del telefono e allarmi) possono trarre beneficio da un impianto cocleare. Tali apparecchi elettronici consistono in un processore a batteria che converte il suono in modulazioni di corrente elettrica, in un sistema di bobine di induzione esterna e interna che trasmette impulsi elettrici attraverso la cute e un insieme di elettrodi connessi alla bobina di induzione interna che stimola le fibre residue della componente cocleare dell'VIII nervo cranico. Previa mastoidectomia si inserisce l'elettrodo nella rampa timpanica nel giro basale della chiocciola. La bobina di induzione interna è impiantata nell'osso cranico retroauricolare; la bobina di induzione esterna si mantiene in situ sulla cute al di sopra della bobina di induzione interna dalle calamite nelle due bobine. Gli impianti multicanali sono generalmente più efficaci di quelli monocanali.

Gli impianti cocleari aiutano la lettura labiale fornendo informazione sull'intonazione delle parole, il ritmo dell'eloquio e altre caratteristiche del fraseggio verbale. Alcuni pazienti portatori di impianto cocleare possono discriminare le parole in assenza di suggerimenti visivi e possono parlare al telefono. Gli impianti cocleari permettono alle persone affette da ipoacusia profonda di distinguere i suoni ambientali e i vari segnali di avvertimento. Permettono anche ai pazienti di modulare bene la propria voce favorendone l'intelligibilità.

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